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L'ambra dal Baltico alla Siria: ricercatori danesi trovano (rari) monili di tremila anni fa nell’antica Hama
ARCHEOLOGIA | Dal Baltico alla Siria, lungo le vie dell'ambra: ricercatori danesi trovano (rari) monili di tremila anni fa nell’antica Hama Lo studio degli archeologi del Nationalmuseet di Copenaghen
Elena Percivaldi Intrigante scoperta nella città antica di Hama, in Siria. Un team di archeologi danesi, riprendendo in mano i materiali di uno scavo effettuato negli anni ’30 del Novecento che aveva riportato alla luce oltre 1.600 tombe risalenti a circa 3.000 anni fa, ha notato un dettaglio di grande interesse. In una delle urne funerarie, contenente i resti cremati di una donna e un bambino,…
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Gran Fondo di Alassio 2023
La decima edizione della Granfondo di Alassio, tra le più note corse internazionali di ciclismo su strada per amatori, si terrà domenica 12 marzo con partenza dal famoso Muretto di Alassio e arrivo al Santuario di Madonna della Guardia. I due percorsi della Granfondo Internazionale Alassio saranno di 65 km e 106 km, avranno inizio da Corso Dante Alighieri e termineranno in cima al Santuario della Madonna della Guardia, con un arrivo in salita a picco sul mare, da cui sarà possibile scendere fino a tornare al quartier generale di gara, dove si svolgeranno le premiazioni. Alassio venne fondata nel X secolo, quando nei pressi della chiesetta di Sant'Anna ai Monti sorse il primo nucleo e oggi, sulla collina presso la borgata Madonna delle Grazie, si può ancora vedere uno dei più antichi stemmi della città. Il feudo era dei monaci Benedettini provenienti dall'isola Gallinara e poi passò sotto il controllo di Albenga che lo amministrò fino al XVI secolo. Ceduto alla Repubblica di Genova, Alassio partecipò nel 1528 alla guerra contro la Francia e ottenne da Genova ampie autonomie specie nel settore economico. Nel 1540 divenne sede della locale podesteria e degli scambi commerciali con la Francia, Spagna, Portogallo, Sicilia, Sardegna e Paesi Bassi, infatti fu particolarmente attiva la raccolta e il commercio del corallo rosso. Alassio partecipò alla battaglia di Lepanto del 1571 con un'intera flotta navale e nel 1625 entrò in possesso dei Savoia, ma fu riconquistata dalla repubblica genovese. Nel 1797 Napoleone Bonaparte occupò il comune durante la campagna d'Italia e inglobò il territorio nella nuova Repubblica Ligure annessa al Primo Impero francese. La città nel 1815 entrò a far parte del Regno di Sardegna e dal 1861 del Regno d'Italia, poi divenne un importante centro turistica, con Portofino e Sanremo. Simbolo della sua storia è Muretto di Alassio, che si trova in corso Dante Alighieri di fronte allo storico Caffè Roma, ideato dal proprietario del locale Mario Berrino in collaborazione con Ernest Hemingway. Berrino aveva l’abitudine di raccogliere gli autografi degli esponenti del jet-set in vacanza ad Alassio, e vedere il muretto davanti al suo locale così spoglio e poco curato gli fece venire in mente un’idea, mentre Hemingway lo aiutò a riportare le firme raccolte sul suo libro degli autografi su piastrelle in ceramica colorata, ciascuna utilizzata come decorazione. L’attività di decorazione del muretto durò a lungo, e oggi ci sono circa mille firme sulle sue piastrelle, che rendono il Muretto di Alassio un grandioso monumento a cielo aperto. Tra le firme ci sono cantanti come Adriano Celentano, Antonello Venditti, Claudio Villa, Fabrizio De André, Domenico Modugno e Louis Armstrong, attori e registi del calibro di Carlo Verdone, Dario Fo e Woody Allen, del mondo dello sport come Adriano Panatta, Alberto Tomba, Christian Panucci e Fausto Coppi e dei grandi poeti e scrittori che nel tempo sono passati da Alassio come il poeta francese Jacques Prévert e l’italiano Salvatore Quasimodo. Il Muretto di Alassio si è anche arricchito anche di altri elementi, come la statua in ferro dei due innamorati che simboleggia l’amore. Read the full article
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Bologna è l’antico capoluogo dell’Emilia-Romagna e una delle mete più amate dai turisti stranieri. I primi insediamenti risalgono agli Etruschi e ai Celti, fino a quando diventò un comune libero sotto il dominio dei Romani. Nel corso dei secoli, l’evoluzione intellettuale, favorì la penetrazione delle idee illuministe e ad oggi, Bologna, è una delle poche città che ancora vive di rendita, con un passato glorioso che ha investito molto nel futuro. Il Palazzo dei Congressi, il quartiere fieristico, insieme a tutte le altre strutture ricettive e le aziende, rendono Bologna un importante centro nevralgico. La città di Bologna, ad oggi, è un importante nodo di comunicazioni ferroviarie e stradali, oltre a essere un’importante area per il settore elettronico, alimentare e meccanico. Bologna, adagiata su dolci colline, è una delle destinazioni preferite in Italia dai turisti stranieri e non: rimarrete positivamente impressionati dalla sua vitalità, dal suo patrimonio culturale e dalla sua storia. Questa città farà breccia nel vostro cuore e non vi lascerà più! Dall’alto, Bologna, appare come una vasta distesa di tetti rossi, i quali danno vita ad una tavolozza di colori che armoniosamente si mischiano tra loro. Bologna è una città che va visitata a piedi o in bicicletta in modo da poter godere pienamente della bellezza del luogo. Inoltre, Bologna, è conosciuta come la città dei portici: si contano circa 38 km di portici nel perimetro cittadino, ma il numero sale a 53 se consideriamo anche quelli fuori dal centro. I portici, eleganti ed antichi, fungono tutt’ora da ampliamento dello spazio cittadino ed il più lungo è sicuramente quello di San Luca. I musei di Bologna da visitare assolutamente A Bologna sono oltre cinquanta i musei che conservano il patrimonio e la preziosa ricchezza della città. L’Istituzione Bologna musei, attraverso le sue collezioni, racconta la storia di questa antica città, dai primi insediamenti preistorici, fino alle dinamiche scientifiche, artistiche ed economiche della società contemporanea. Sono moltissimi, infatti, i musei di Bologna che raccontano il percorso di questa città, articolato su temi differenti. Di grande interesse, inoltre, sono le collezioni storiche di anatomia ed ostetrica, le opere militare del Muse Poggi, le cere anatomiche, così come i manoscritti del giovane Mozart e gli unici strumenti del Museo Internazionale e Biblioteca della musica. Avrete la possibilità di costruire un percorso personalizzato, sulla base delle vostre preferenze e sorprendervi, minuto dopo minuto, nei più famosi musei di Bologna. MAMbo Bologna Il MAMbo, nato nel 2007, è il Museo d’Arte Moderna di Bologna, il quale comprende anche Museo e Casa Morandi, Museo per la Memoria di Ustica, Villa delle Rose e Residenza per artisti Sandra Natali. Il MAMbo di Bologna è in continuo aggiornamento e rinnovamento ed è molto famoso in quanto ripercorre la storia del secondo dopoguerra ad oggi. Questo museo nacque come un’entità totalmente indipendente nella seconda metà degli anni Novanta sotto la presidenza di Lorenzo Sassoli de Bianchi, noto per essere un grande collezionista d’arte ed innovatore. Grazie al lavoro e all’impegno di De Bianchi, il museo è riuscito a posizionarsi in un preciso ruolo culturale, non solo a Bologna ma in Italia. In questo modo, dunque, il MAMbo di Bologna, è riuscito ad acquisire un nuovo ruolo: non solo quello di spazio espositivo, ma di vero e proprio crocevia sperimentale ed informativo per giovani artisti emergenti. All’interno dell’edificio, spesso, vengono organizzate interessanti mostre monografiche dedicate a famosi artisti italiani e stranieri. Il MAMbo di Bologna possiede, inoltre, un importante dipartimento educativo atto a far avvicinare i visitatori alle forme di espressione del nostro tempo. Molto recentemente, nel 2016, il MAMbo di Bologna ha ospitato, nel mese di luglio, la mostra di David Bowie dedicata interamente al cantautore britannico. La mostra è stata tra le più visitate nel 2016 in Italia. Museo Civico Archeologico di Bologna Il Museo Civico Archeologico di Bologna ha sede nel Palazzo Galvani e nasce dall’antica fusione di due musei: l’Universitario, erede della “Stanza delle Antichità” dell’Accademia delle Scienze fondata da Luigi Ferdinando Marsili, ed il Comunale, arricchitosi della collezione del pittore Pelagio Palagi. Questo museo è altamente rappresentativo della storia locale di Bologna, dalla preistoria all’età romana e la sua collezione di antichità egizie è fra le più famose in Italia. Dal 2011 il Museo Civico Archeologico di Bologna è parte dell’Istituzione Bologna Musei, un importante organismo che, attraverso le sue collezioni, racconta l’intera storia dell’area metropolitana bolognese. L’area disciplinare del museo ha lo scopo di valorizzare il patrimonio archeologico della città, grazie anche all’ausilio di programmi e convenzioni con altri enti ed istituzioni. Museo della Musica di Bologna Tra i più importanti musei di Bologna vogliamo ricordare quello della musica. Esso è stato inaugurato nel 2004 e ha sede proprio nel centro storico di Bologna, più precisamente presso Palazzo Sanguinetti. Le sale di questo storico museo sono davvero splendide: sono accuratamente affrescate e custodiscono una delle raccolte più prestigiose per il repertorio di musica a stampa dal Cinquecento al Settecento. Oltre a questa esposizione, il Museo della Musica di Bologna, ospita una ricostruzione fedele del laboratorio del celebre liutaio Otello Bignami. Oltre ad una sala per eventi, laboratori didattici, un bookshop e postazioni multimediali. Palazzo Poggi a Bologna Palazzo Poggi a Bologna venne costruito nel XVI sotto le direttive di Pellegrino Tibaldi, autore anche degli affreschi interni. All’interno del palazzo è possibile ammirare la preziosa collezione dell’Istituto delle Scienze, composta da sale tematiche, la sala dedicata all’arte d’Oriente e l’aula Carducci. Nel corso del Settecento fu aggiunta al palazzo la famosa “Aula Magna”, ossia l’originale biblioteca dell’Istituto delle Scienze; più tardi, inoltre, venne innalzata la cosiddetta “Torre della Specola”. La peculiarità del Museo di Palazzo Poggi consiste nell’essere la ricomposizione delle collezioni dell’antico Istituto di Scienze, il quale operò in maniera pratica fino al 1799. Da ricordare è sicuramente La Quadreria, ossia un’importante collezione di circa 700 ritratti di uomini illustri dal Medioevo fino ai primi anni del Novecento. Il nucleo più ricco consiste in 403 dipinti di teologi, cardinali e scienziati e risale al lascito testamentario del cardinale bolognese Filippo Maria Monti. Negli anni l’istituto ha anche raccolto una serie di collezioni pittoriche, come la wunderkammer di Ferdinando Cospi e la collezione di Ulisse Aldrovandi. Museo Civico Medievale di Bologna Gli appassionati di storia non potranno non fare un salto al Museo Civico Medievale di Bologna. Questo museo ha sede presso l’antico Palazzo Ghisilardi ed espone principalmente testimonianze medievali della città stessa. Potrete ammirare una serie di antiche sculture e materiali risalenti al Trecento e Cinquecento, importanti testimonianze dell’epoca rinascimentale che risalgono ad importanti artisti, quali Jacopo della Quercia, Francesco del Cossa, Vincenzo Onofri. Il museo, inoltre, conserva antiche opere di età longobarda: un’acquamanile di bronzo, la statua di Bonifacio VIII in rame e legno, il piviale della Basilica di San Domenico. Un’interessante raccolta di codici e libri, poi, testimonia la tradizione della miniatura. Bologna: un mix di cultura, shopping e cucina “Bologna è una vecchia signora dai fianchi un po’ molli, col seno sul piano padano”, così la definisce Francesco Guccini in una sua canzone. Se siete amanti della storia, Bologna è la città che va per voi: ve ne innamorerete perdutamente! La sua storia è lunga secoli ed è nota per la sua arte, per le moltissime attività culturali, così come per l’ottima cucina. Bologna è sicuramente uno dei centri culturali più attivi in Italia, con una popolazione mediamente giovane grazie alla presenza di moltissimi studenti. Queta città, infatti, possiede un importante primato: ospita la più antica università dell’Occidente, ossia la Alma Mater Studiorum fondata nel 1088. Qui hanno studiato molti personaggi noti come per esempio papa Alessandro VI, Michelangelo Antonioni, Pascoli, Copernico e molti altri. Ancora oggi questo importante ateneo è meta di moltissimi visitatori ed è un centro culturale davvero attivo. Famosissimo a Bologna è anche il Quadrilatero: una volta era conosciuto come il Mercato di Mezzo, ovvero un luogo avvenivano i più importanti scambi commerciali. Le vie centrali di questa zona, pur ospitando negozi moderni e alla moda, ci riportano alla mente il fascino di un tempo. Bologna, infatti, è la città più ricca d’Italia e basta dare uno sguardo alle vetrine dei negozi che costeggiano i suoi portici di marmo per rendersene conto. Se siete di bocca buona, a Bologna troverete moltissime alternative soddisfacenti: i tortelli sono sicuramente il pezzo forte della gastronomia bolognese, ma non dimentichiamoci delle lasagne, assolutamente imperdibili, della pasta fresca all’uovo, disponibile in moltissimi formati. Insomma, la città di Bologna è uno dei tesori più preziosi d’Italia dove potrete gustare piatti deliziosi della cucina italiana, ma anche immergervi in un bagno culturale non di poco conto: non solo musei e antichi edifici, anche eleganti e graziosi portici che rendono Bologna davvero unica nel suo genere. Concedetevi una rilassante passeggiata sotto il portico più lungo del mondo fino alla Basilica di San Luca: una camminata un po’ impegnativa, ma una volta in cima potrete godere di un panorama davvero mozzafiato. https://ift.tt/2VBWFf3 Musei di Bologna: i più belli da visitare Bologna è l’antico capoluogo dell’Emilia-Romagna e una delle mete più amate dai turisti stranieri. I primi insediamenti risalgono agli Etruschi e ai Celti, fino a quando diventò un comune libero sotto il dominio dei Romani. Nel corso dei secoli, l’evoluzione intellettuale, favorì la penetrazione delle idee illuministe e ad oggi, Bologna, è una delle poche città che ancora vive di rendita, con un passato glorioso che ha investito molto nel futuro. Il Palazzo dei Congressi, il quartiere fieristico, insieme a tutte le altre strutture ricettive e le aziende, rendono Bologna un importante centro nevralgico. La città di Bologna, ad oggi, è un importante nodo di comunicazioni ferroviarie e stradali, oltre a essere un’importante area per il settore elettronico, alimentare e meccanico. Bologna, adagiata su dolci colline, è una delle destinazioni preferite in Italia dai turisti stranieri e non: rimarrete positivamente impressionati dalla sua vitalità, dal suo patrimonio culturale e dalla sua storia. Questa città farà breccia nel vostro cuore e non vi lascerà più! Dall’alto, Bologna, appare come una vasta distesa di tetti rossi, i quali danno vita ad una tavolozza di colori che armoniosamente si mischiano tra loro. Bologna è una città che va visitata a piedi o in bicicletta in modo da poter godere pienamente della bellezza del luogo. Inoltre, Bologna, è conosciuta come la città dei portici: si contano circa 38 km di portici nel perimetro cittadino, ma il numero sale a 53 se consideriamo anche quelli fuori dal centro. I portici, eleganti ed antichi, fungono tutt’ora da ampliamento dello spazio cittadino ed il più lungo è sicuramente quello di San Luca. I musei di Bologna da visitare assolutamente A Bologna sono oltre cinquanta i musei che conservano il patrimonio e la preziosa ricchezza della città. L’Istituzione Bologna musei, attraverso le sue collezioni, racconta la storia di questa antica città, dai primi insediamenti preistorici, fino alle dinamiche scientifiche, artistiche ed economiche della società contemporanea. Sono moltissimi, infatti, i musei di Bologna che raccontano il percorso di questa città, articolato su temi differenti. Di grande interesse, inoltre, sono le collezioni storiche di anatomia ed ostetrica, le opere militare del Muse Poggi, le cere anatomiche, così come i manoscritti del giovane Mozart e gli unici strumenti del Museo Internazionale e Biblioteca della musica. Avrete la possibilità di costruire un percorso personalizzato, sulla base delle vostre preferenze e sorprendervi, minuto dopo minuto, nei più famosi musei di Bologna. MAMbo Bologna Il MAMbo, nato nel 2007, è il Museo d’Arte Moderna di Bologna, il quale comprende anche Museo e Casa Morandi, Museo per la Memoria di Ustica, Villa delle Rose e Residenza per artisti Sandra Natali. Il MAMbo di Bologna è in continuo aggiornamento e rinnovamento ed è molto famoso in quanto ripercorre la storia del secondo dopoguerra ad oggi. Questo museo nacque come un’entità totalmente indipendente nella seconda metà degli anni Novanta sotto la presidenza di Lorenzo Sassoli de Bianchi, noto per essere un grande collezionista d’arte ed innovatore. Grazie al lavoro e all’impegno di De Bianchi, il museo è riuscito a posizionarsi in un preciso ruolo culturale, non solo a Bologna ma in Italia. In questo modo, dunque, il MAMbo di Bologna, è riuscito ad acquisire un nuovo ruolo: non solo quello di spazio espositivo, ma di vero e proprio crocevia sperimentale ed informativo per giovani artisti emergenti. All’interno dell’edificio, spesso, vengono organizzate interessanti mostre monografiche dedicate a famosi artisti italiani e stranieri. Il MAMbo di Bologna possiede, inoltre, un importante dipartimento educativo atto a far avvicinare i visitatori alle forme di espressione del nostro tempo. Molto recentemente, nel 2016, il MAMbo di Bologna ha ospitato, nel mese di luglio, la mostra di David Bowie dedicata interamente al cantautore britannico. La mostra è stata tra le più visitate nel 2016 in Italia. Museo Civico Archeologico di Bologna Il Museo Civico Archeologico di Bologna ha sede nel Palazzo Galvani e nasce dall’antica fusione di due musei: l’Universitario, erede della “Stanza delle Antichità” dell’Accademia delle Scienze fondata da Luigi Ferdinando Marsili, ed il Comunale, arricchitosi della collezione del pittore Pelagio Palagi. Questo museo è altamente rappresentativo della storia locale di Bologna, dalla preistoria all’età romana e la sua collezione di antichità egizie è fra le più famose in Italia. Dal 2011 il Museo Civico Archeologico di Bologna è parte dell’Istituzione Bologna Musei, un importante organismo che, attraverso le sue collezioni, racconta l’intera storia dell’area metropolitana bolognese. L’area disciplinare del museo ha lo scopo di valorizzare il patrimonio archeologico della città, grazie anche all’ausilio di programmi e convenzioni con altri enti ed istituzioni. Museo della Musica di Bologna Tra i più importanti musei di Bologna vogliamo ricordare quello della musica. Esso è stato inaugurato nel 2004 e ha sede proprio nel centro storico di Bologna, più precisamente presso Palazzo Sanguinetti. Le sale di questo storico museo sono davvero splendide: sono accuratamente affrescate e custodiscono una delle raccolte più prestigiose per il repertorio di musica a stampa dal Cinquecento al Settecento. Oltre a questa esposizione, il Museo della Musica di Bologna, ospita una ricostruzione fedele del laboratorio del celebre liutaio Otello Bignami. Oltre ad una sala per eventi, laboratori didattici, un bookshop e postazioni multimediali. Palazzo Poggi a Bologna Palazzo Poggi a Bologna venne costruito nel XVI sotto le direttive di Pellegrino Tibaldi, autore anche degli affreschi interni. All’interno del palazzo è possibile ammirare la preziosa collezione dell’Istituto delle Scienze, composta da sale tematiche, la sala dedicata all’arte d’Oriente e l’aula Carducci. Nel corso del Settecento fu aggiunta al palazzo la famosa “Aula Magna”, ossia l’originale biblioteca dell’Istituto delle Scienze; più tardi, inoltre, venne innalzata la cosiddetta “Torre della Specola”. La peculiarità del Museo di Palazzo Poggi consiste nell’essere la ricomposizione delle collezioni dell’antico Istituto di Scienze, il quale operò in maniera pratica fino al 1799. Da ricordare è sicuramente La Quadreria, ossia un’importante collezione di circa 700 ritratti di uomini illustri dal Medioevo fino ai primi anni del Novecento. Il nucleo più ricco consiste in 403 dipinti di teologi, cardinali e scienziati e risale al lascito testamentario del cardinale bolognese Filippo Maria Monti. Negli anni l’istituto ha anche raccolto una serie di collezioni pittoriche, come la wunderkammer di Ferdinando Cospi e la collezione di Ulisse Aldrovandi. Museo Civico Medievale di Bologna Gli appassionati di storia non potranno non fare un salto al Museo Civico Medievale di Bologna. Questo museo ha sede presso l’antico Palazzo Ghisilardi ed espone principalmente testimonianze medievali della città stessa. Potrete ammirare una serie di antiche sculture e materiali risalenti al Trecento e Cinquecento, importanti testimonianze dell’epoca rinascimentale che risalgono ad importanti artisti, quali Jacopo della Quercia, Francesco del Cossa, Vincenzo Onofri. Il museo, inoltre, conserva antiche opere di età longobarda: un’acquamanile di bronzo, la statua di Bonifacio VIII in rame e legno, il piviale della Basilica di San Domenico. Un’interessante raccolta di codici e libri, poi, testimonia la tradizione della miniatura. Bologna: un mix di cultura, shopping e cucina “Bologna è una vecchia signora dai fianchi un po’ molli, col seno sul piano padano”, così la definisce Francesco Guccini in una sua canzone. Se siete amanti della storia, Bologna è la città che va per voi: ve ne innamorerete perdutamente! La sua storia è lunga secoli ed è nota per la sua arte, per le moltissime attività culturali, così come per l’ottima cucina. Bologna è sicuramente uno dei centri culturali più attivi in Italia, con una popolazione mediamente giovane grazie alla presenza di moltissimi studenti. Queta città, infatti, possiede un importante primato: ospita la più antica università dell’Occidente, ossia la Alma Mater Studiorum fondata nel 1088. Qui hanno studiato molti personaggi noti come per esempio papa Alessandro VI, Michelangelo Antonioni, Pascoli, Copernico e molti altri. Ancora oggi questo importante ateneo è meta di moltissimi visitatori ed è un centro culturale davvero attivo. Famosissimo a Bologna è anche il Quadrilatero: una volta era conosciuto come il Mercato di Mezzo, ovvero un luogo avvenivano i più importanti scambi commerciali. Le vie centrali di questa zona, pur ospitando negozi moderni e alla moda, ci riportano alla mente il fascino di un tempo. Bologna, infatti, è la città più ricca d’Italia e basta dare uno sguardo alle vetrine dei negozi che costeggiano i suoi portici di marmo per rendersene conto. Se siete di bocca buona, a Bologna troverete moltissime alternative soddisfacenti: i tortelli sono sicuramente il pezzo forte della gastronomia bolognese, ma non dimentichiamoci delle lasagne, assolutamente imperdibili, della pasta fresca all’uovo, disponibile in moltissimi formati. Insomma, la città di Bologna è uno dei tesori più preziosi d’Italia dove potrete gustare piatti deliziosi della cucina italiana, ma anche immergervi in un bagno culturale non di poco conto: non solo musei e antichi edifici, anche eleganti e graziosi portici che rendono Bologna davvero unica nel suo genere. Concedetevi una rilassante passeggiata sotto il portico più lungo del mondo fino alla Basilica di San Luca: una camminata un po’ impegnativa, ma una volta in cima potrete godere di un panorama davvero mozzafiato. Bologna è una città bella ed accogliente dove coesistono bellezze architettoniche, storiche e gastronomiche oltre a numerosi musei da visitare.
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Gli storici del futuro racconteranno questo barbaro nuovo fascismo ignorante di Giuseppe Costigliola Se solo chiamassimo le cose col loro nome. Gli storici futuri e il coraggio di dire la verità Agli storici del futuro che studieranno questa nostra fosca epoca mancherà forse l’ipocrisia e la miopia che i commentatori contemporanei manifestano nell’analizzare il periodo che stiamo vivendo. Loro, almeno, chiameranno le cose con il loro nome, senza ammantarle di false idealità, senza deformarle e strumentalizzarle, senza nascondersi dietro una cortina di viltà o di calcoli meschini. E chiamando le cose con il loro nome, gli storici del futuro definiranno idiozia collettiva il fatto che un branco di coscienziosi imbelli possa aver creduto di aver esercitato il proprio diritto alla democrazia esprimendo un “voto” in risposta ad una domanda formulata studiatamente in modo subdolo e capzioso, e non già su una questione di principio, come avviene nelle democrazie compiute, ma su una materia giuridica di cui ignoravano del tutto la complessità. Definiranno stolti e confusi, financo complici, quelle donne e quegli uomini che ritrovandosi nei bar, per le strade o a divorare pizze si dicevano schifati dell’immoralità dilagante, e lanciando anatemi contro il mondo si sentivano portatori di valori etici e morali che non ravvisavano negli altri, senza rendersi conto che con il loro “voto” avevano sdoganato e sanzionato l’operato di ministri protervi, privi quanto loro delle benché minime coordinate umane e culturali. Chiamando le cose con il loro nome, gli storici del futuro scriveranno che quel mare che per millenni è stato un’inarrivabile culla di culture e un magnifico teatro di scambi umani e commerciali si era trasformato in un gigantesco cimitero, e conteggiando a migliaia le donne gli uomini e i bambini che con tragica continuità vi perdevano la vita, useranno la parola “strage” e “genocidio”, e definiranno “barbari” quelle genti che assistevano inerti a un simile massacro. Chiamando le cose con il loro nome, gli storici del futuro considereranno come inetti i governanti che sgovernavano una nazione di sbandati, uomini che in tempi normali non avrebbero potuto governare neanche le proprie famiglie. Definiranno incapace e ignorante una classe politica completamente scollata dal vissuto quotidiano, inabile a dare un senso al proprio esistere, soltanto perduta in beghe bottegaie mentre il Paese che s’arrogavano il diritto di governare sprofondava nel baratro. Chiamando le cose con il loro nome, gli storici del futuro parleranno di nuove e vecchie forme di fascismo, ricostruendo un’epoca in cui i fantasmi totalitari del passato assumevano nuove e imprevedibili forme, dove antichi virus trovavano rinnovati modi di infettare le persone, senza lasciare traccia e quindi la possibilità di immunizzarle. Chiamando le cose con il loro nome, gli storici del futuro riscostruiranno un’epoca di barbari in cui l’ignoranza e l’incultura caratterizzava ogni campo dell’umano, una società in cui era in atto una quotidiana guerra di tutti contro tutti, dove la riflessione e l’analisi degli avvenimenti, dei comportamenti erano scadute a squallidi slogan da postare su quei nuovi mezzi tecnologici che mummificavano i cervelli, dove il linguaggio era scaduto a turpiloquio, dove l’elemento umano si era dissolto come neve al sole cruento della mera sopraffazione. Chiamando le cose con il loro nome, gli storici del futuro si stupiranno del fatto che un popolo beota accettasse supinamente la descrizione del mondo che gli veniva propinata, malgrado la tremenda realtà da loro vissuta fosse drammaticamente diversa. E studiando e scrivendo di quel mondo demenziale e dissennato, gli storici del futuro rabbrividiranno. Se ancora esisteranno.
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La Sardegna
La Sardegna è la seconda isola più estesa del mar Mediterraneo, dopo la Sicilia. La posizione strategica della Sardegna al centro del Mediterraneo occidentale e la sua ricchezza mineraria hanno favorito nell'antichità il suo popolamento e lo svilupparsi di traffici commerciali e scambi culturali tra i suoi abitanti e i popoli rivieraschi.
La Sardegna, insieme con le isole e gli arcipelaghi che la circondano, copre inoltre l'intero territorio amministrativo di una regione italiana a statuto speciale, la cui denominazione completa ed ufficiale è Regione autonoma della Sardegna/Regione autònoma de Sardigna. Amministrativamente è divisa in quattro province, una città metropolitana e 377 comuni, è ritenuta parte dell'Italia insulare ed è in terza posizione per superficie, ma in undicesima per popolazione. Lo Statuto Speciale, sancito nella Costituzione del 1948, garantisce un qual certo grado di autonomia burocratico-amministrativa per la gestione di alcune istituzioni locali.
La storia della Sardegna riguarda le vicende storiche relative all'isola della Sardegna.
Situata nel Mediterraneo occidentale, la Sardegna è stata sin dagli albori della civiltà un attracco assiduamente frequentato da quanti navigavano da una sponda all'altra del Mediterraneo in cerca di materie prime e di nuovi sbocchi commerciali. Ricco di materie prime e di acque, il suo territorio ha sempre favorito il popolamento e l'impianto di insediamenti considerevoli. Fu così che l'Isola nella sua storia millenaria ha saputo trarre vantaggio sia dalla propria insularità che dalla posizione strategica, in quanto luogo imprescindibile nella rete degli antichi percorsi. Nel suo patrimonio storico e culturale si trovano abbondanti le testimonianze delle culture indigene ma anche gli influssi e le presenze delle maggiori potenze coloniali antiche. Secondo una dibattuta tesi dello studioso Giovanni Lilliu, la storia sarda è stata in ogni tempo caratterizzata da ciò che egli definiva come costante resistenziale sarda, ossia la lotta millenaria condotta dagli isolani contro i nuovi invasori: nei periodi in cui subirono l'influenza delle maggiori potenze coloniali, secondo il noto archeologo, il tessuto di sardità e le antiche tradizioni sarebbero state custodite attraverso i secoli dalle popolazioni barbaricine che le hanno tramandate fino ai nostri giorni.
DA CAGLIARI ALLA SCOPERTA DELLA SARDEGNA ANTICA: I NURAGHE DI BARUMINI
Le persone famose di Sardegna
Antonio Gramsci è stato un politico, filosofo, politologo, giornalista, linguista e critico letterario italiano. Salvatore Satta è stato un giurista e scrittore italiano. Enrico Berlinguer è stato un politico italiano.
Cosa da vedere
Ci sono i posti che deve visitare ogni turisto.
La grotta di Nettuno
Su nuraxi di barumini
Cattedrale di Cagliari
Bastione San Remy
Torre dell'Elefante
Parco Di Molentargius
Cattedrale di Alghero
Capo Spartivento
vimeo
E un breve video dell'atmosfera di Sardegna. Grazie per la vostra attenzione! By Veronica.
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Sagra baccalà e peperoni
Sagra baccalà e peperoni
La tradizionale sfilata dei Carri allegorici, seguita dalla sagra “d’ru’ baccalà e d’r’p’peruol”, con la quale i frosolonesi, gente di orgogliosa origine montanara vocata alle scienze del sapere, alle produzioni artistiche e di qualità, agli scambi commerciali, risiedendo in un angolo suggestivo della Regione Molise, fulcro di antichi snodi viari, ci riporta al tempo in cui una miriade di…
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FERMO – A Milano la “comunità delle eccellenze”, ossia i numerosi partners di Tipicità, hanno incontrato la stampa nazionale in occasione della BIT-Borsa Internazionale del turismo, per anticipare l’intenso 2019 del “brand ombrello” Tipicità.
Si comincia con il Festival di Fermo. Dal 9 all’11 marzo va in onda un kolossal esperienziale, l’edizione numero ventisette di Tipicità, che avrà il suo cuore pulsante nell’innovativa struttura del Fermo Forum.
“Tipicità è uno strumento per aprire il territorio ai rapporti internazionali! – ha dichiarato Francesco Trasatti, Vicesindaco di Fermo – Sempre di più la manifestazione, che si svolge da ventisette anni a Fermo, è in grado di creare rete all’interno del territorio, ma con una forte propensione a sviluppare legami con altre realtà italiane e dal resto del mondo. Inoltre, come ogni grande kermesse, anche Tipicità ha il suo dopofestival e connette la sede del Fermo Forum con musei, attività commerciali ed attrattive della città, attraverso il palinsesto Tipicità in The City!”.
Tre ambienti ad indicare la rotta per il visitatore: in primis cibo, poi making e turismo di scoperta. Tipicità esplora il “vivere all’italiana” con un’operazione di coinvolgente outing delle migliori attrattive dei territori, da gustare con curiosità ed apertura nei confronti del “futuro buono”.
“A catturare l’attenzione saranno i focus sul biologico, i percorsi tra bollicine e vitigni antichi, l’effervescenza delle birre artigianali, i prodotti di supernicchia, nutraceutica e biodiversità, il cibo del futuro!”, ha evidenziato Angelo Serri, direttore della manifestazione. “Prestigiosi chef, provenienti dall’Italia e dal mondo, animeranno la spettacolare Accademia, la Sala Bio racconterà storie di persone intimamente legate all’ambiente naturale, dalla nuova area Grembo usciranno visioni future. E, a seguire, tante iniziative nel Teatro dei Sapori, nel Bio Garden e nelle aree focus&forum”.
A solleticare curiosità e papille gustative anche le proposte della mitica Creta, realtà ospite estera, della toscana San Miniato, che ha partecipato alla presentazione in BIT con la vicesindaco Chiara Rossi, insieme a contributi di tante altre comunità dall’Italia e dal mondo.
Dal 16 al 19 maggio, Ancona ospita Tipicità in blu, giunta alla sua sesta edizione. “Con Tipicità in blu la città di Ancona si proietta nella blu economy, valorizzando i tanti settori ad essa collegati!”, ha sottolineato il Vicesindaco Pierpaolo Sediari, aggiungendo: “Enogastronomia e turismo in primis, ma anche cultura, rapporti internazionali, cantieristica e nautica da diporto. Anche quest’anno, infatti, è in programma la sailing chef presso l’approdo turistico di Marina Dorica, una regata con concorso di cucina a bordo che registra ad ogni edizione un incremento di equipaggi partecipanti”.
Cucina marinara al centro dell’attenzione, con il Blu Village allestito dinanzi al Mercato Ittico. La Mole Vanvitelliana, cuore culturale ed artistico di Ancona, ospita un intenso e variegato programma. A Marina Dorica protagonista la “Sailing chef”, originale regata a vela con concorso di cucina a bordo. Nei locali della città, Menù in blu ed Aperiblu.
Altri contributi durante la presentazione di Milano anche da parte degli assessori: Ruben Cittadini di Castelfidardo, la città della musica e della battaglia; Rita Soccio di Recanati, che ha illustrato le attività in programma per celebrare i duecento anni dell’Infinito leopardiano; Angelica Sabbatini di Porto Recanati, con le iniziative del brodetto e dei cinquant’anni dall’allunaggio; Elisabetta Baldassarri di Porto San Giorgio, che ha presentato gli eventi per la promozione delle tradizioni marinare; Gioia Corvaro, che ha evidenziato le attività culturali e gli scambi internazionali di Sant’Elpidio a Mare.
Presenti anche alcuni partner del circuito di Tipicità che hannno spiegato, dal loro punto di vista, le attività che si andranno a sviluppare. Daniela Bernardi di OTS, gruppo marchigiano ramificato in tutto il mondo e specializzato nel supporto all’internazionalizzazione; Alberto Fasciani, dell’omonima azienda che opera nell’alta gamma delle calzature; Massimo Di Giacomo, della Anek Lines Italia, che ha favorito la presenza alla prossima edizione di Tipicità dell’isola di Creta. Poi l’alta tecnologia web di HRM ed i servizi di trasporto “su misura” di Nero Servizi.
Da maggio a novembre in onda anche il Grand Tour delle Marche, il circuito che racconta le Marche attraverso gli eventi, soprattutto enogastronomici e del “saper fare”. Una mappa che stimola l’ospite ad avventurarsi in profondità nel territorio, con le sue esclusive tradizioni, la geniale sapienza della manualità, la gioiosa atmosfera della festa, ma anche con proposte turistiche su misura ed una piattaforma web altamente innovativa. Ed ancora, iniziative che si promuovono vicendevolmente scambiandosi gli artisti-artigiani, veri protagonisti degli eventi.
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Agilla, Focea, Alalia, Argantonio e Tartesso
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Agilla, Focea, Alalia, Argantonio e Tartesso
AGILLA Agilla era un toponimo, che designava una località sul mare ad una trentina di km a nord di Roma. Vi arrivarono migranti (succedeva pure allora, è sempre successo) dalla Grecia, i quali domandarono il nome della città. E qualcuno, che conosceva qualche parola di greco, disse “Chaire”, che vuol dire “salve” e si pronuncia Chere. I migranti equivocarono, e credettero che Chere fosse il nome della località. Per i romani pure, quel posto si chiamava Caere, cioè Cere. E Caere Vetus (tema veter-) è Cere antica, oggi Cerveteri. E, fino all’arrivo dei romani, Cere fu una delle città più importanti del mondo etrusco: ce lo direbbe la sontuosa necropoli, se non avessimo dati storici. Grazie a Cere, gli etruschi estesero il loro potere fino alla Campania, e si legarono in rapporti commerciali con la colonia greca in Calabria ionica di Sibari, ricca in maniera proverbiale (ricco e molle come un sibarita, si diceva), a sua volta in relazioni commerciali con Mileto (oggi Bodrun in Turchia asiatica, sul mare di Samo), che era il terminale delle merci e delle carovaniere, che collegavano il Mediterraneo con l’interno dell’Asia.
FOCEA E’ il nome di una della miriade di “colonie” greche, che tempestano il Mediterraneo (basta guardare la cartina su Google, digitando ‘colonizzazione greca’). Come le altre colonie greche dell’Anatolia, anche Focea divenne tributaria della Lidia. Pagavano il tributo al re di Lidia, il quale a sua volta, ricco e potente (la Lidia era la patria del re Mida, leggendario, quello che trasformava in oro tutto ciò che gli capitava di toccare. Dietro al mito è facile cogliere il riflesso di un dato storico, l’invenzione della moneta da parte dei lidi, che moltiplicò gli scambi e quindi la ricchezza) garantiva ai greci protezione ed un largo territorio pacificato in cui trafficare: una simbiosi, in pratica. Pagavano il tributo, certo, ma il re aveva lasciato loro la più ampia autonomia in tutti i campi. Usi, costumi, lingua, religione, amministrazione: tutto come prima.
I PERSIANI Ma nel 547 a.C. sotto la guida del conquistatore Ciro il Vecchio, i persiani sconfiggono il re della Lidia Creso, conquistandone il regno. Per i greci coloniali la situazione cambia radicalmente: il nuovo padrone non si accontenta del tributo, ma vuole togliere ai greci l’ampia autonomia data dai lidi, ed inglobarli nel sistema persiano, radicalmente diverso da quello greco. I greci ormai da almeno mezzo millennio in politica avevano un sistema democratico, nel quale erano cittadini, mentre ora il nuovo padrone li voleva sudditi; nella democrazia greca, purché si rispettassero le leggi (mai imposte da un’autorità, superiore perfino alla legge – il despota, che oggi qualcuno chiama garante – ma generate dal confronto in un’assemblea tra UGUALI) ognuno era libero di organizzare la propria vita come meglio credeva, specie in economia e lavoro, mentre il nuovo padrone vuole imporre economia e lavoro diretti e decisi dal centro, secondo lo schema economico antico-orientale. Insomma da cittadini che erano, dovevano trasformarsi in sudditi e sottoporsi a lavoro coatto, la forma di lavoro spesso scambiata per schiavitù, che è un’altra cosa.
La nuova situazione provocò uno stato di tensione molto forte nelle colonie greche, che si rendevano conto che il nuovo sistema politico ed economico, imposto dall’alto, per loro stava a significare la morte economica e culturale. Allora, morti per morti, tanto valeva ribellarsi: peggio di così com’era, non avrebbe potuto essere.. e si ribellarono anche i cittadini di Focea.
I FOCEI Dibatterono a lungo sul da farsi. Alla fine deliberarono di andarsene. Prima però gettarono tutte le cose preziose nel mare, e si legarono ad un giuramento, quello di non più tornare, finché quelle cose non fossero riemerse dal mare. Ed andarono nell’isola di Chio. Volevano comperarsi delle altre isole nei pressi, ma non ci riuscirono. Che fare, allora? Alcuni, a dispetto del giuramento, decisero di tornare a Focea e resistere ai persiani; altri invece si imbarcarono, destinazione Marsiglia, colonia focea. Misero in mare le navi e si diressero verso l’occidente, destinazione Marsiglia, loro colonia. Argantonio, re di Tartesso (vedi subito dopo), che già in precedenza molto si era speso a vantaggio dei greci di Focea, cercò in tutti i modi di convincerli ad unirsi con lui, ma non ci riuscì, ed i focei proseguirono verso la meta programmata, Marsiglia.
ARGANTONIO E TARTESSO Tartesso era un regno che interessava l’Andalusia e Gibilterra, dove, si dice, ci fossero le colonne erette da Eracle (o Ercole), a segnalare la fine del mondo. Poi c’era un enorme fiume, di nome Oceano, che circondava tutta la terra, immaginata come un disco piatto ed immobile, sospeso nel nulla, e nel cielo un andirivieni di sole luna e stelle. La vera scienza greca, però, aveva capito con chiarezza come stanno le cose: sistema eliocentrico e terra sferica (Aristarco di Samo ed Ipparco di Nicea), e dimensioni del globo terrestre misurate quasi con perfetta precisione da Eratostene di Cirene. Argantonio ed i tartessi volevano i greci solo per simpatia? No! Il fatto era che nell’Africa nord occidentale s’era fatta largo una città dall’enorme potenziale, Cartagine, che mirava alle ricchezze del sottosuolo di Tartesso (oro, argento, stagno, piombo). Quindi Argantonio vedeva nei focei gli ideali alleati contro la minaccia cartaginese. Del resto tra elemento greco ed elemento punico non correva buon sangue a causa della Sicilia, dove erano approdati entrambi. Ma i focei….
ALALIA E’ il nome di una subcolonia greca nel nord della Corsica. Intorno al 545 a.C. nelle sue acque si svolse una cruenta battaglia navale. Si fronteggiavano da una parte etruschi e cartaginesi coalizzati, e dall’altra i focei. Il mar Tirreno iniziava a pare stretto per sorreggere i traffici di tre gruppi etnici tutt’ e tre dediti al mercato: uno era di troppo, e quell’uno erano gli ultimi arrivati. La battaglia fu cruenta, e, a giudicare dal numero delle navi affondate, i greci avrebbero vinto. In realtà fu una vittoria risicata, molto simile ad una sconfitta: molte navi andarono a picco, e molti greci furono fatti prigionieri, e furono affidati agli etruschi di Cere, cioè di Agilla.
GLI ETRUSCHI Narra Erodoto che in tempi molto antichi ci fu in Lidia una terribile carestia, tanto che pian piano avevano dato fondo alle riserve di cibo messe da parte. Ma la conservazione dei cibi allora era ancora molto rudimentale e scarsa, e quindi presto le riserve finirono. Il re Atys, allora, emanò un bando, secondo cui si consentiva ai lidi di mangiare un giorno sì ed uno no. I giorni di digiuno li dovevano passare con la play station, pardon! con i giochi da tavolo. I lidi erano famosi per averli inventati tutti, tranne uno, gli scacchi, che provenivano dall’India o dalla Persia. Ma anche con il digiuno a date alterne le riserve alimentari cominciarono a scarseggiare. Allora il re Atys divise la popolazione in due parti, e premise a queste i suoi due figli, di nome Lido e Tirreno. Quindi a sorteggio si stabilì a quale delle due parti toccasse andarsene via in cerca di fortuna (non c’era ancora Salvini, allora, né l’acquiescenza vergognosa dei grullini, quindi si poteva andare). La sorte designò il gruppo di Tirreno, che salpò verso occidente, sistemandosi in Umbria e Tuscia. Il nome greco di etruschi è infatti TIRRENI, e Tirreno è il mare che bagna quelle terre. Ma già un altro storico conterraneo ma posteriore ad Erodoto, Dionigi di Alicarnasso, revocava in deciso dubbio l’origine lidia degli etruschi, propendendo per l’autoctonia. Ed è oggi il punto di vista degli esperti, anche se ogni tanto rispunta la teoria lidia. Gli etruschi avevano una società indifferenziata, in una sorta di comunismo primitivo. Ma avevano fatto una grande realizzazione: un forno a doppia camera di combustione, capace di sviluppare il calore necessario per scindere il ferro – allora raro e prezioso – dal resto del minerale ferroso. I greci, che navigavano verso la foce del Rodano, videro la bella cosa, ed instaurarono rapporti stabili con gli etruschi, dando loro arte, tecnica, scrittura ed usi vari. Ma poi, verso i focei, gli etruschi si allearono con i cartaginesi, e ci fu Alalia.
AGILLA E qui si chiude il cerchio aperto all’inizio di questo post. I prigionieri focei reduci della battaglia di Alalaia, furono portati ad Agilla. E lì, benché sotto la tutela del diritto delle genti, vennero massacrati sulla spiaggia di Cere. Da allora, dice Erodoto, tutti gli anni gli agillei sono tenuti a compiere cerimonie di espiazione. Dall’eccidio in poi, infatti, ogni essere vivente, che si trovasse a passare sul luogo del misfatto, diveniva sterile.
#Agilla#Alalia#Argantonio#colonie greche#cultura classica#Focea#focei#fulvio marino#persiani#Tartesso
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In questo articolo, che possiamo identificare come il seguito della mia visita al Medelhavsmuseet, vi illustrerò la mostra sull’antico Egitto esposta momentaneamente al museo, arricchendola con foto ed informazioni per tutti gli appassionati di storia e archeologia.
L’antico Egitto è una delle più famose culture della storia. Faraoni, piramidi, tombe segrete e mummie hanno da sempre affascinato autori di libri, produttori e registi.Ma in realtà chi erano questi Egizi? La storia dell’Egitto è molto antica, dai primi insediamenti nella Valle del Nilo, circa 7000 anni fa, fino ai giorni nostri. L’Egitto è stato per lungo tempo governato dai faraoni e in seguito ha preso parte negli imperi come quelli persiano, romano e ottomano.
La cultura faraonica era caratterizzata da un alto conservatorismo, antiche tradizioni e modi di pensare erano presenti nelle usanze e lo furono anche nel Medioevo fino ad arrivare ad oggi.
Circa 10.000 anni fa, il Nord Africa ra una savana lussureggiante dove alcuni gruppi di persone vivevano come cacciatori e raccoglitori. Tuttavia, i cambiamenti del clima hanno condotto alla desertificazione. Intorno al 5000 a.C., vaste zone della savana erano diventate un deserto e le persone si sono spostate verso la Valle del Nilo, introducendo l’agricolturain quanto le condizioni per questa attività erano molto favorevoli; ogni estate le acque del Nilo si ritiravano e lasciavano sulle rive liquami fertili. L’agricoltura richiede una vigilanza costante,così le persone iniziarono a stabilirsi li nei paraggi. Alcuni villaggi crebbero e diventarono grandi centri politici, controllate da leader locali. Intorno al 3100 a.C.l’intera regione fu riunita sotto il governo di un unico re. Questo segna l’avvento della prima dinastia e l’inizio di una lunga generazione di faraoni. Quindi il periodo prediniastico si conclude.
La scrittura geroglifica si sviluppò rapidamente durante il periodo predinastico, le tavolette sono reperti comuni nelle tombe predinastiche. Il design delle tavolette si evolse, dalla semplice forma romboidale a forme più complesse. Il termine per i geroglifici utilizzato dagli antichi egizi era “medu netjer” (segni divini). I geroglifici rappresentavano suoni e parole ma erano anche interpretati come poteri magici. Essi venivano scritti su muri, su papiri,su ceramiche e pietre ma anche su statue e sarcofagi.
I vasi, invece, sono stati prodotti con le differenti pietre del deserto. Quelli di piccole dimensioni contenevano trucchi, olii e profumi e alcuni avevano geroglifici incisi sulle pareti. La scrittura faceva sempre più parte della sfera reale.
Figurine che rappresentano donne sono state messe in tombe o donate come offerte votive nei templi. Queste figurine avevano lo scopo di facilitare la rinascita ad una vita dopo la morte. Alcune teste delle figurine assomigliano ad animali (spesso uccelli); appartengono a un contesto divino. Mentre le donne con le armi si trovano sui vasi di ceramica predinastica. Anche le uova di struzzo erano simbolo di rinascita, alcune perline erano fatte di guscio di uovo o uova intere, a volte riccamente decorate, ed anche esse venivano poste nelle tombe.
Il re egiziano era un tramite tra il popolo e gli dei. Era sua responsabilità mantenere un equilibrio e scacciare i nemici. Il culto nei templi era anche una prerogativa del re, solo lui poteva incontrare gli dei faccia a faccia.
THUTHMOSI I (18th dinastia, nuovo regno, 1525-1516 a.C.) Egli contribuì alla restaurazione del regno d’Egitto dopo la decadenza provocata da Hyksos. Egli incorporò la Nubia nel regno d’Egitto. Moltitempli furono costruiti nel periodo di Tuthmosi ad esempio il tempio di Karnak dedicato ad Amon-Ra. Egli fu il primo ad essere sepolto nella Valle dei Re, avendo una tomba progettata dal suo architetto Ineni, scavata nella roccia così in profondita cosi che nessuno poteva sentire e ne vedere.
HATSHEPUT (18th dinastia, nuovo regno, 1502-1482 a.C.) I ruoli femminili erano molto rari in Egitto e uno di questi pochi ruoli fu ricoperto appunto dalla regina Hatsheput. Era la figlia di Thuthmosi I e sposò il suo fratellastro, Thuthmosi II, che morì pochissimo tempo dopo essere asceso al trono. Thuthmosi III era solo un bambino all’epoca per cui Hatsheput prese il suo posto. La regina guidò la maggior parte dei progetti di costruzione e commissionò edifici bellissimi come il tempio a Thebe. Ella veniva qui venerata come figlia del dio Amon. Le relazioni con i paesi confinanti erano molto pacifiche e floridi erano anche gli scambi commerciali.
IL PERIODO DI AMARNA (1372-1343 a.C.) Il dio sole aveva molta importanza nel pensiero egiziano, dall’avvento della 18esima dinastia il dio sole ebbe un ruolo prominente. Il suo culto crebbe durante il regno di Amenhotep IV, conosciuto meglio come Akhenaton, che chiamò con lo stesso nome anche la capitale. Essa fu costruita in diversi anni e con moltissimi mattoni che ne costituivano le mura.
AKHENATON, NEFERTITI E TUTANKHAMON (18th dinastia, 1372-1346 a.C.) Di Akhenaton abbiamo già parlato, ma dobbiamo ricordare che egli ebbe al suo fianco la bellissima Nefertiti, che regnò degnamente al suo fianco. La coppia però ebbe solo figlie femmine per cui il re Akhenaton sposò Kiya, da cui ebbe il famoso Tutankhamon. Egli diventò faraone quando era ancora un bambino.
SETI I (19th dinastia, nuovo regno, 1314-1304 a.C.) Seti veniva da una discendente dall’est del Delta del Nilo. Egli continuò la restaurazione dei templi cominciata nel periodo di Amarna. Anche lui commissionò la costruzione di diversi monumenti come il grande ipostilo nel tempio di Karnak. Le mura raccontano i successi miltari del re nelle campagne in Siria e in Palestina.
RAMESSES II (19th dinastia, nuovo regno, 1304-1237 a.C) Durante il suo regno, durato più di 66 anni, Ramesses condusse e capeggiò diverse campagne militari. La battaglia di Kadesh, tra Egizi e Ittiti, è una delle più importanti dell’antichità. L’esercito del faraone ebbe un eroica vittoria e fu trattata la pace tra i due popoli. Ramesses fece erigere tantissimi monumenti, egli commissionò il tempio di Abu Simbel ad esempio.
Dopo la dinastia di Ramesses l’Egitto perse numerose battaglie e venne diviso in due governi.
LA MUMMIFICAZIONE
Gli Egizi svilupparono differenti metodi di disidratare un corpo prima che esso si decomponesse. Alcuni metodi erano più semplici di altri ma nonostante ciò questa pratica si riferiva alle classi più alte della società. Inizialmente, nella parte sinistra dell’addome, veniva praticata un’incisione per rimuovere l’intestino. Le varie parti di esso venivano separate e collocate in diversi vasi, chiamati vasi canopi. Il cuore veniva estratto per poter essere poi pesato al cospetto di Osiride. Il cervello considerato parte inutile del corpo, veniva rimosso dal naso. Il corpo poi veniva fasciato con bende di lino immerse nell’olio. Tra queste bende veniva posto un amuleto che benediva il defunto e augurava una vita serena nell’oltretomba. Come accennato in precedenza, alcuni organi venivano messi nei vasi canopi, vasi che avevano il coperchio a forma di testa di animale. Il vaso con la testa di sciacallo, protetto da Duamutef, conteneva lo stomaco; quello con il babbuino, Hapi, conteneva i polmoni; la testa umana, Imsety, conteneva il fegato; infine, la testa di falco, Qebehsenuef, conteneva l’intestino.
Gli Egizi avevano un gran numro di dei, alcuni famosi e altri che esistevano solo in alcuni villaggi. Gli dei avevano forme di animali, gatto, sciacallo, coccodrillo, babbuino, falco ecc.
Per gli Egizi la morte era il passaggio dalla vita sulla terra a una nuova esistenza nei sacri campi di canneti o reame della morte. Comunque, la strada non era facile. Il testi scritti sui muri delle tombe, sui sarcofagi e sui papiri mostravano spesso il nome del defunto, la sua vita e le sue imprese. Il corpo, per cui, veniva preparato per l’occasione, per essere portato alla Corte di Osiride, la quale peserà il cuore su una bilancia che deciderà se egli potrà godere della vita eterna.
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Archeologia a Stoccolma Parte 2 (Egitto) In questo articolo, che possiamo identificare come il seguito della mia visita al Medelhavsmuseet, vi illustrerò la mostra sull'antico Egitto esposta momentaneamente al museo, arricchendola con foto ed informazioni per tutti gli appassionati di storia e archeologia.
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Tutte le strade portano a Pistoia. Specie gli antichi cammini storico-religiosi che oggi si possono percorrere per stare all’aria aperta e fare un po’ di movimento, ma che un tempo erano percorsi fondamentali per spostarsi da Nord a Sud e da Est a Ovest dell’Italia. A metà del XII secolo, Pistoia costituì, per una serie di fortunate circostanze, l’unico centro di culto jacopeo riconosciuto in Italia e fu pertanto meta incessante di un notevole flusso di pellegrini che, attraverso la Via Francigena, percorrevano l’itinerario verso Roma, ma anche quella verso Santiago di Compostela, in Spagna. Proprio in quegli anni due pistoiesi vennero mandati in pellegrinaggio in direzione di Compostela. Tornarono con un frammento della scatola cranica di San – oggi conservato nella Cattedrale di San Zeno – il quale fu subito nominato santo patrono della città rappresentando così un potente mezzo di richiamo per i pellegrini. Da Pistoia passano ben cinque importantissimi cammini che consentono ai moderni pellegrini di andare alla scoperta di un bellissimo territorio. La Via Francesca (o Francigena) della Sambuca Si cammina lungo antichi sentieri per 176 chilometri che collegano Nonantola, in provincia di Modena, a Fucecchio, Firenze. La Via Francesca della Sambuca, che collegava Pistoia a Bologna, costituiva una variante della Via Francigena, una sorta di scorciatoia, e collegava i principali centri della cristianità. Ripercorrere oggi questo antico cammino significa andare alla scoperta di luoghi di grande rilevanza storica e paesaggistica. L’itinerario consente di fare una piacevole passeggiata tra i boschi dove la natura regna sovrana. Il Cammino di San Bartolomeo Questo itinerario lungo oltre cento chilometri parte da Fiumalba, in provincia di Modena, e termina a Pistoia. Ripercorre le orme di San Bartolomeo unendo i luoghi dedicati al culto del Santo attraverso l’Appennino modenese, lucchese e pistoiese. Lungo il percorso si possono ammirare le bellezze naturalistiche ma anche i luoghi storici delle valli del Reno e dell’Ombrone attraverso i Comuni di Pavullo, Fiumalbo, Abetone Cutigliano, San Marcello Piteglio, Bagni di Lucca e Pistoia. Per citarne qualcuno ricordiamo a Fiumalbo la Chiesa di San Bartolomeo, a Cutigliano la Chiesa di San Bartolomeo e il bellissimo Palazzo Pretorio, a Spedaletto. Il percorso può essere diviso in tappe. Lungo la strada si incontrano alloggi e punti di ristoro. La Via Romea Germanica Imperiale È uno dei cammini più lunghi, che parte da Trento per concludersi ad Arezzo. Ben 600 km di percorso che fa parte del sistema delle Vie Romee Germaniche che attraversano diversi Paesi per raggiungere Roma con collegamenti alle vie verso Santiago e Gerusalemme. La Via Romea Germanica Imperiale, una volta giunti ad Arezzo, prosegue fino a Roma e cambia nome diventando Via Romea Germanica di Stade. Veniva usata da Celti ed Etruschi per raggiungere la Pianura Padana. Nel Medioevo era una delle strade più trafficate per scambi commerciali ma anche per scopi militari. È una strada famosa, percorsa anche da artisti, poeti e intellettuali durante gli anni del Gran Tour d’Europa. La Romea Strata Nonantolana Longobarda È l’itinerario più lungo, ben 797 km dal Passo del Tarvisio a Fucecchio San Minato e poi giù fino a Roma (“Romea Strata“, strada per Roma). Unisce luoghi di cultura e religiosi e rappresenta un collegamento anche con le altre grandi vie di pellegrinaggio europee, come la Via dell’ambra dal Mar Baltico, il Cammino di San Giacomo in Slovenia, il Cammino di San Martino in Ungheria e altre ancora. Il tratto toscano della Romea Strata è di origine longobarda e fu tracciato nell’VIII secolo per collegare l’abbazia di Nonantola, che nel Medioevo era considerata al pari della cattedrale di Canterbury, con Pistoia. Tocca luoghi molto suggestivi come il Passo della Croce Arcana, il Passo della Castellina, il bellissimo borgo medievale di Cutigliano e l’antichissima Pieve di Saturnana. Questa strada è candidata a entrare nella lista “Route culturale europea” a cui appartengo anche il Cammino di Santiago di Compostela e la Via Francigena. Il Cammino di San Jacopo È l’inizio di una cammino italiano che collega la “piccola Santiago” (Pistoia) alla vera Santiago di Compostela. Questo “piccolo Cammino di Santiago”, lungo poco più di cento chilometri, percorre un tratto della Via Francigena, della Via della Costa in Italia, della Via Tolosana in Francia e del Cammino di Santiago in Spagna. Racchiude un eccezionale concentrato di arte, storia e natura, da conquistare a piedi e riscopre, oltre a valorizzare, una direttrice viaria antica più di duemila anni, la Via Cassia – Clodia. In Italia collega alcuni dei luoghi più rappresentativi della religiosità ovvero le cattedrali di Firenze, Prato, Pistoia, Pescia e Lucca, nelle quali sono custodite importanti reliquie venerate nei secoli, e diversi luoghi di grande valore artistico disseminati sulle colline toscane. @123rf https://ift.tt/2wtPQS0 Cinque meravigliosi cammini che passano per Pistoia Tutte le strade portano a Pistoia. Specie gli antichi cammini storico-religiosi che oggi si possono percorrere per stare all’aria aperta e fare un po’ di movimento, ma che un tempo erano percorsi fondamentali per spostarsi da Nord a Sud e da Est a Ovest dell’Italia. A metà del XII secolo, Pistoia costituì, per una serie di fortunate circostanze, l’unico centro di culto jacopeo riconosciuto in Italia e fu pertanto meta incessante di un notevole flusso di pellegrini che, attraverso la Via Francigena, percorrevano l’itinerario verso Roma, ma anche quella verso Santiago di Compostela, in Spagna. Proprio in quegli anni due pistoiesi vennero mandati in pellegrinaggio in direzione di Compostela. Tornarono con un frammento della scatola cranica di San – oggi conservato nella Cattedrale di San Zeno – il quale fu subito nominato santo patrono della città rappresentando così un potente mezzo di richiamo per i pellegrini. Da Pistoia passano ben cinque importantissimi cammini che consentono ai moderni pellegrini di andare alla scoperta di un bellissimo territorio. La Via Francesca (o Francigena) della Sambuca Si cammina lungo antichi sentieri per 176 chilometri che collegano Nonantola, in provincia di Modena, a Fucecchio, Firenze. La Via Francesca della Sambuca, che collegava Pistoia a Bologna, costituiva una variante della Via Francigena, una sorta di scorciatoia, e collegava i principali centri della cristianità. Ripercorrere oggi questo antico cammino significa andare alla scoperta di luoghi di grande rilevanza storica e paesaggistica. L’itinerario consente di fare una piacevole passeggiata tra i boschi dove la natura regna sovrana. Il Cammino di San Bartolomeo Questo itinerario lungo oltre cento chilometri parte da Fiumalba, in provincia di Modena, e termina a Pistoia. Ripercorre le orme di San Bartolomeo unendo i luoghi dedicati al culto del Santo attraverso l’Appennino modenese, lucchese e pistoiese. Lungo il percorso si possono ammirare le bellezze naturalistiche ma anche i luoghi storici delle valli del Reno e dell’Ombrone attraverso i Comuni di Pavullo, Fiumalbo, Abetone Cutigliano, San Marcello Piteglio, Bagni di Lucca e Pistoia. Per citarne qualcuno ricordiamo a Fiumalbo la Chiesa di San Bartolomeo, a Cutigliano la Chiesa di San Bartolomeo e il bellissimo Palazzo Pretorio, a Spedaletto. Il percorso può essere diviso in tappe. Lungo la strada si incontrano alloggi e punti di ristoro. La Via Romea Germanica Imperiale È uno dei cammini più lunghi, che parte da Trento per concludersi ad Arezzo. Ben 600 km di percorso che fa parte del sistema delle Vie Romee Germaniche che attraversano diversi Paesi per raggiungere Roma con collegamenti alle vie verso Santiago e Gerusalemme. La Via Romea Germanica Imperiale, una volta giunti ad Arezzo, prosegue fino a Roma e cambia nome diventando Via Romea Germanica di Stade. Veniva usata da Celti ed Etruschi per raggiungere la Pianura Padana. Nel Medioevo era una delle strade più trafficate per scambi commerciali ma anche per scopi militari. È una strada famosa, percorsa anche da artisti, poeti e intellettuali durante gli anni del Gran Tour d’Europa. La Romea Strata Nonantolana Longobarda È l’itinerario più lungo, ben 797 km dal Passo del Tarvisio a Fucecchio San Minato e poi giù fino a Roma (“Romea Strata“, strada per Roma). Unisce luoghi di cultura e religiosi e rappresenta un collegamento anche con le altre grandi vie di pellegrinaggio europee, come la Via dell’ambra dal Mar Baltico, il Cammino di San Giacomo in Slovenia, il Cammino di San Martino in Ungheria e altre ancora. Il tratto toscano della Romea Strata è di origine longobarda e fu tracciato nell’VIII secolo per collegare l’abbazia di Nonantola, che nel Medioevo era considerata al pari della cattedrale di Canterbury, con Pistoia. Tocca luoghi molto suggestivi come il Passo della Croce Arcana, il Passo della Castellina, il bellissimo borgo medievale di Cutigliano e l’antichissima Pieve di Saturnana. Questa strada è candidata a entrare nella lista “Route culturale europea” a cui appartengo anche il Cammino di Santiago di Compostela e la Via Francigena. Il Cammino di San Jacopo È l’inizio di una cammino italiano che collega la “piccola Santiago” (Pistoia) alla vera Santiago di Compostela. Questo “piccolo Cammino di Santiago”, lungo poco più di cento chilometri, percorre un tratto della Via Francigena, della Via della Costa in Italia, della Via Tolosana in Francia e del Cammino di Santiago in Spagna. Racchiude un eccezionale concentrato di arte, storia e natura, da conquistare a piedi e riscopre, oltre a valorizzare, una direttrice viaria antica più di duemila anni, la Via Cassia – Clodia. In Italia collega alcuni dei luoghi più rappresentativi della religiosità ovvero le cattedrali di Firenze, Prato, Pistoia, Pescia e Lucca, nelle quali sono custodite importanti reliquie venerate nei secoli, e diversi luoghi di grande valore artistico disseminati sulle colline toscane. @123rf Da Pistoia passano ben cinque importantissimi cammini che consentono ai moderni pellegrini di andare alla scoperta di un bellissimo territorio.
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Fantasy romantici
Non potevo lasciarvi con un solo suggerimento di un fantasy romantico, il libro di Michele Hauf del post precedente, dovevo darvi più opzioni di lettura. Perciò ecco una piccola lista di fantasy romantici, o comunque che contengano una storia d'amore al loro interno. Io li chiamo anche fantasy femminili. O i miei fantasy preferiti:
Titolo: IL PAESE DELLE DUE LUNE
Autore: GUY GAVRIEL KAY
Editore: SPERLING & KUPFER Trama: Sono ormai venti lunghi anni che la penisola del Palmo, contesa da due potentissimi regni confinanti, è teatro di una guerra spietata e feroce tra i re stregoni Brandin di Ygrath e Alberico di Barbadior. Ma se le otto province che la costituiscono devono subire ogni giorno soprusi e violenze, la nona ha avuto un destino ben più crudele e definitivo: Tigana, infatti, non esiste più. Tutto ebbe inizio molto tempo addietro, quando Brandin, il primo re invasore, inviò il figlio prediletto a conquistarla, ritenendola una facile preda. Ma Valentin, il signore della regione, guidò i suoi uomini in un’epica battaglia sulle rive del fiume Deisa, sconfisse l’esercito del tiranno e uccise il giovane principe, attirando così sul suo popolo una tremenda vendetta. Brandin, accecato dal dolore e dalla rabbia, annientò chi aveva osato sfidarlo, distrusse villaggi e città, bruciò i libri e le opere d’arte, massacrò senza pietà gli abitanti e, infine, non ancora placato, lanciò su Tigana un terribile maleficio che ne strappò il nome dalla memoria di tutti, seppellendolo in un oscuro e implacabile oblio. Ora la penisola è sottoposta al giogo di due sovrani oppressori, i quali non esitano a soffocare nel sangue ogni tentativo di ribellione della popolazione. Qualcuno, però, conserva il ricordo di un’antica canzone… e i suoi versi spingeranno un gruppo di sopravvissuti all’atroce eccidio a inseguire il sogno di un paese ritrovato e finalmente libero, in cui le ruote della tortura vengano » abbattute per sempre.
Titolo: La figlia della foresta
Autore: Juliet Marillier
Editore: Armenia
Serie: Primo libro della Quadrilogia di Sevenwaters
Trama: Lord Colum di Sevenwaters ha generato sette figli: Liam, il leader naturale, l'avventuroso Diarmid, i gemelli Cormack e Conor, il ribelle Finbar e il compassionevole Padriac. Sarà tuttavia Sorha, l'unica figlia, la settima della nidiata, a difendere la propria famiglia e a proteggere la propria terra dai bretoni, nel momento in cui il padre e i fratelli rimangono vittime dell'incantesimo della perfida Lady Oonagh. Esiliata da Sevenwaters e rifugiatasi nella foresta, la giovane cade nelle mani dei suoi nemici e conosce l'amore…
Titolo: Il dardo e la rosa
Autore: Jacqueline Carey
Editore: Nord
Serie: Kushiel (la serie è formata da tre trilogie, questo è il primo libro della prima trilogia)
Trama:Terre D'Ange: un regno fondato dagli angeli e popolato da individui in cui una bellezza mirabile si accompagna a un'incondizionata libertà fisica e mentale. Un unico precetto guida infatti le Tredici Case che lo dominano: Ama a tuo piacimento. Destinata sin dalla tenera età a servire in una delle Case, Phèdre è nata con una piccola macchia scarlatta nell'occhio sinistro. Per molti, un difetto irrimediabile. Per altri, un segno rarissimo e sconvolgente: il Dardo di Kushiel, il marchio che contraddistingue le “anguissette”, coloro che possono mescolare la sofferenza e il piacere per natura e non per costrizione. Ma quando il nobile Delaunay la riscatta, il futuro di Phèdre si apre verso l'ignoto: non consumerà i suoi giorni come perfetta cortigiana, diventerà una spia. Il regno di Terre d'Ange, infatti, è inquieto e agitato, e Delaunay vuole scoprire chi sta tramando nell'ombra…
Titolo: La nave della magia
Autore: Robin Hobb
Editore: Fanucci
Serie: I mercanti di Borgomago
Trama: Non lontano dai Sei Ducati sorge la città di Borgomago, grande centro di scambi commerciali e patria di una nobiltà mercantile famosa per le navi viventi, rari vascelli ricavati da un legno magico, in grado di sviluppare una forma di autoconsapevolezza. Gli antichi mercanti di Borgomago, le cui ricchezze sono state consumate dalle guerre combattute al Nord e dagli assalti dei pirati al Sud, sono ora sotto la minaccia di una nuova classe di mercanti, arroganti e senza scrupoli. L'unica speranza della famiglia dei Vestrit per tornare alla prosperità è la Vivacia, una nave che allevano da tre generazioni.
Titolo: Mistborn L’ultimo
Autore: Brandon Sanderson
Editore: Fanucci
Serie: trilogia Mistborn
Trama: In una piantagione fuori dalla capitale Luthadel, gli schiavi skaa sono oppressi come in ogni parte dell'Impero. Uno strano schiavo giunto da poco, con delle cicatrici sulle braccia, una notte uccide da solo il signorotto locale e le sue guardie, liberando poi i suoi compagni. Si tratta di Kelsier, un Mistborn, un uomo dagli straordinari poteri magici. A capo dei più potenti allomanti, dotati di abilità simili alle sue, Kelsier insegue il sogno di porre fine al dominio del despota divino; ma nonostante le capacità dei suoi compagni, il suo scopo sembra irraggiungibile, finché un giorno- non incontra Vin, una giovane ladruncola skaa specializzata in truffe a danno dei nobili e dei burocrati dell'Impero. La ragazza è stata provata dalla vita al punto che ha giurato a sé stessa che non si fiderà mai più di nessuno. Ma dovrà imparare a credere in Kelsier, se vorrà trovare il modo di dominare i poteri che possiede, e che vanno ben oltre la sua immaginazione…
Titolo: L’ombra della maledizione
Autore: Lois MacMaster Bujold
Serie: Trilogia di Chalìon
Editore: Tea
Trama: Provato nel corpo e nello spirito da una lunghissima prigionia, il comandante Lupe dy Cazaril ritorna nei regno di Chalion, in cui aveva servito come paggio, e viene nominato tutore di Royesse, bella e intelligente sorella dell'erede al trono. Ma quell'occasione di riscatto si trasforma presto in un incubo, poiché Cazaril scopre che a corte proprio quegli uomini che lo hanno tradito ora occupano posti di grande potere. E scopre soprattutto che l'intera stirpe di Chalion è gravata da una terribile maledizione, che non può essere annullata se non con la magia più nera…
Titolo: La ragazza della torre
Autore: Cecilia Dart-Thornton
Serie: Quadrilogia di Bitterbynde
Editore:Tea
Trama: In un mondo in cui creature misteriose infestano la terra degli uomini e vagare da soli nella notte vuol dire andare incontro a morte certa, gli umili servi che vivono nella Torre di Isse, al servizio dei Cavalieri della Tempesta, non riescono a credere ai propri occhi quando una giovane, muta e dal volto sfigurato, si presenta sporca e affamata alla loro porta. Senza alcun ricordo della sua vita passata, e senza neanche conoscere il suo nome, dopo anni di umiliazioni la ragazza decide di fuggire e di cercare l'unica persona che può guarirla e restituirle così una vita. Romanzo d'esordio dell'autrice, è anche il primo della trilogia “The Bitterbynde”.
Titolo: Lo specchio dei sogni
Autore: Stephen R. Donaldson
Editore: Nord
Primo libro Serie Mirror formata da due soli libri
Trama: Terisa Morgan è una ragazza che vive sola in una casa piena di specchi., che usa per rassicurarsi di esistere, poichè a volte si sente talmente inutile da avere l'impressione di scomparire. Ma un giorno crede addirittura di essere impazzita quando da uno degli specchi esce un uomo. Questi la spinge a venire con lui attraverso lo specchio in un mondo che ha bisogno di lei. Terisa non gli crede ma sente di doverlo seguire…finendo così in un mondo pieno di magia ma sconvolto dalla guerra.
Serie di Darkover
Autore: Marion Zimmer Bradley
Editore: Nord
Trama: Questa saga è ambientata nel futuro, gli uomini hanno iniziato a colonizzare lo spazio, e una delle loro navi, naufraga sul pianeta Darkover. Un pianeta dal sole rosso, molto strano e mistico abitato da esseri dotati di poteri psichici e telepatici. Ora gli umani sono dispersi e durante i secoli in cui rimangono isolati su questo pianeta si incrociano con gli alieni e ne nasce una popolazione umana ma dotata di poteri psichici. Questi umani speciali, costruiscono una loro società medievale, si scontrano in guerre, si incrociano fra loro cercando di accrescere i loro poteri…..finché millenni dopo i terrestri, che ormai hanno colonizzato molti pianeti e costruito una federazione galattica, riscoprono il pianeta di Darkover. I Darkovani intelligentemente nascondono ai terrestri i loro poteri ma la situazione è molto tesa. I terrestri vogliono controllare e sfruttare il nuovo pianeta , mentre i Darkovani rivogliono la loro autonomia. Questa, in soldoni, la trama generale della saga, ma ogni libro è una storia a sè, legata a una diversa epoca della storia di Darkover. Si parte dal naufragio, passando per i secoli bui, per arrivare all’incontro con i terrestri ei vari scontri che ne scaturiranno.
Di seguito la sequenza esatta dei libri della saga:
1) Naufragio sulla terra di Darkover
2) La signora delle tempeste
3) La donna del falco
4) Il sapiente di Darkover
5) Gli eredi di Hammerfell
6) La riscoperta di Darkover
7) La spada incantata
8) La torre proibita
9) La matrice spezzata
10) I regni di Darkover
11) La città della magia
12) Ritorno a Darkover
13) Il signore di Storn
14) L’erede di Hastur
15) Le foreste di Darkover
16) L’esilio di Sharra
17) Il ribelle di Thendara
18) La sfida degli Alton
19) La matrice ombra
20) Attacco a Darkover
Ora, per chi volesse saperlo i miei libri preferiti della saga sono: La sfida degli Alton, La Matrice Ombra e Attacco a Darkover.
Questi tre libri raccontano la storia di Marguerida Alton: Partita da Darkover all’età di sei anni, Margaret Alton vi fa ritorno molti anni dopo per studiarne il patrimonio musicale. Della sua terra - Darkover - Margaret Alton non riesce a ricordare più nulla, e forse nemmeno lo desidera. Dei pochi, travagliati anni trascorsi sul pianeta del Sole Rosso, le restano soltanto un padre perennemente in fuga e frammenti di un terrore senza nome che devasta i suoi sonni. Ma il suo arrivo porta lo scompiglio in quella comunità chiusa e legata alle tradizioni. Margaret infatti, quale erede dell’antica e nobile dinastia dei Comyn, possiede il Dono (una straordinaria facoltà telepatica risvegliatasi con il suo arrivo a Darkover). A poco a poco Margaret, fino ad ora ignara dei suoi poteri e della storia del suo pianeta natale, scopre oscuri episodi legati al suo passato di bambina, trovandosi suo malgrado intrappolata in una rete di avvenimenti più grandi di lei.
Della Bradley da non perdere anche il libro Le nebbie di Avalon e tutto il ciclo di Avalon, che a sua volta ha un prequel in Le luci di Atlantide altro stupendo romanzo.
Titolo: Graceling
Autore: Kristin Cashore
Editore: de Agostini
Trama: Tutti i Graceling hanno gli occhi di due colori diversi. Tutti i Graceling hanno un Dono. Difficile è però sapere quale Dono possiedono: a volte anche per loro stessi è duro capirlo e controllarlo. Ci sono Doni quasi inutili, come la capacità di ripetere le parole al contrario o di ricordare certi dettagli. Katje ha diciotto anni e il suo Dono è un'arma terribile nelle mani di suo zio, re Rand. Il futuro le può riservare un posto sicuro al fianco di quest'uomo vendicativo o infinite sorprese, come l'incontro con un Graceling dallo sguardo intenso che sembra conoscerla fin troppo bene.
Titolo: L'arcangelo
Autore: Sharon Shinn
Editore: Gruppo futura
Trama: Prossimo in linea di successione per diventare l’angelo dominatore di Samaria, Gabriel deve trovare velocemente una moglie che possa cantare con lui. Guidato dall’oracolo locale e da un apparecchio che porta al polso dono di Dio, trova la sua promessa sposa tra i più poveri della città: una schiava Edori di nome Rachel. Il loro matrimonio non è certo romantico e Rachel diventa ben presto una spina nel fianco di Gabriel poichè usa la sua nuova influenza per aiutare gli altri Edori……
Titolo: Il risveglio del re
Titolo originale: The wizard ‘s ward
Autrice: Deborah Hale
Editore: Fantaluna
Serie: Duologia
Trama: Nel pacifico regno di Umbria, da tempo sotto il giogo degli spietati Han, l’anziano mago Langbard ha trasmesso il proprio sapere alla sua giovane pupilla e apprendista per prepararla ad affrontare il destino che l’attende. Maura è infatti la Regina Predestinata, colei che, secondo un’antica profezia, troverà e risveglierà il leggendario Re Dormiente dal suo secolare sonno magico e che lo aiuterà a restituire la libertà al suo popolo. Quando la situazione precipita e i feroci invasori uccidono Langbard, alla fanciulla non resta che partire alla ricerca del misterioso re. Suo unico compagno e alleato è il fuorilegge Rath, un giovane pericoloso come i nemici da cui entrambi fuggono, e che tuttavia esercita su di lei una potente attrazione. Durante il lungo e difficile viaggio il coraggio e la forza di Maura saranno messi a dura prova, eppure il rischio maggiore che dovrà affrontare sarà proprio quello di innamorarsi dell’uomo sbagliato.
Titolo: Il sangue di Faun Autore: Nina Blazon Editore: Salani Trama: Quando Jade, la ragazza dagli abbacinanti occhi verde acqua, incontra Faun, bellissimo ed enigmatico viaggiatore del Nord, il mondo attorno al loro è sul punto di andare in pezzi. I ribelli complottano contro Lady Mar, la crudele sovrana che nasconde il proprio volto dietro una maschera di ferro e beve vino mischiato a cenere. Sull’altra sponda del fiume, nella città Morta, sono riapparsi gli Echo, creature inafferrabili, sulle quali si narrano le storie più orrifiche, nelle cui vene scorre acqua invece che sangue. E in porto è arrivata una nave, con un carico misterioso, un centinaio di gabbie impenetrabili…
Titolo: Sabriel Autore: Garth Nix Editore: Tea
Serie: trilogia Abhorsen Trama: La protagonista vive nella civile Ancelterra ed è una delle migliori allieve del prestigioso Wyverley College, però è nata al di là del Muro, nell’Antico Reame, una terra misteriosa che, a quanto si mormora, è governata dalla magia. Ed è nientemeno che la figlia di Abhorsen, un potente mago cui è affidato un compito fondamentale: impedire ai Morti di oltrepassare il confine tra il loro Regno e il Mondo dei Vivi. È dunque con un certo timore che, a poche settimane dalla fine della scuola, Sabriel aspetta l’arrivo del padre per discutere con lui del suo futuro. Ma il timore lascia il posto allo sgomento quando, invece dell’amato genitore, a Sabriel si presenta un messaggero con una rivelazione sconcertante: lo spirito di Abhorsen è prigioniero, incatenato nel Regno dei Morti, e soltanto lei può salvarlo, liberando così anche l’Antico Reame da una creatura malvagia, decisa a far trionfare i Morti sui Vivi.
Titolo: La danza del fuoco
Titolo originale: On fire’s wings
Autore: Christie Golden
Serie: primo libro di una trilogia
Editore: Fantaluna
Trama: Nell’arida terra di Arukan, dove conta solo chi ha ricchezze e un nome onorato, Kevla nasce povera tra i poveri, figlia illegittima di una halaan, una prostituta, fino a quando il padre non la ritrova conducendola a vivere nell’oasi di serenità e abbondanza della sua grande casa. Ma eventi drammatici vengono a turbare l’adolescenza della fanciulla, insieme alla crescente consapevolezza di un potere che si sviluppa dentro di lei, un potere che nasce dal fuoco e che forse può impedire la distruzione del mondo. Visioni del Grande Drago che veglia su Arukan e l’amore del principe ribelle Jashemi la spingono verso il proprio destino: lottare contro l’oscurità che minaccia di inghiottire ogni cosa. Perchè già due volte in passato la Tenebra ha vinto, e due volte è stata sconfitta dai cinque Danzatori che incarnano gli elementi dell’universo. E adesso è giunto il tempo dell’Ultima Danza.
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sede: Palazzo del Quirinale (Roma).
Palazzo del Quirinale ospita la mostra “Dall’antica alla nuova Via della Seta” che illustra la storia millenaria dei rapporti tra la Cina e l’Occidente, in particolare l’Italia. Promuovendo questo evento nella sede della Presidenza della Repubblica, il Presidente Sergio Mattarella pone l’accento sul ruolo che hanno la Cina e l’Italia nella costruzione di un mondo dove deve prevalere lo spirito di dialogo e di collaborazione in tutti i campi. Tra gli uomini che hanno affrontato il lungo viaggio dall’Italia alla Cina, Marco Polo e i gesuiti Matteo Ricci e Martino Martini hanno avvicinato i nostri due popoli e il loro ricordo è ancora vivo nel cuore dei Cinesi di oggi.
Die Seidenstrasse, “La Via della Seta”, il termine entrato nell’immaginario collettivo è stato coniato nel 1877 dal geografo tedesco Ferdinand von Richthofen. Alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso l’UNESCO, attenta a rilevare i rapporti interculturali, esalta il concetto per evidenziare i legami tra l’Estremo Oriente, in particolare la Cina, l’Asia Centrale e il mondo occidentale. Lungo l’antica Via della Seta che attraversava il vasto continente euroasiatico, l’Oriente e l’Occidente sono entrati in contatto e si sono arricchiti rispettivamente attraverso lo scambio di merci, tecniche e informazioni di ogni genere. Mercanti di diverse nazionalità, provenienti dai luoghi più disparati, si incontravano, soggiornando tanto nei centri maggiori quanto nelle remote oasi disseminate lungo la strada o in caravanserragli che si trovavano grosso modo a un giorno di viaggio l’uno dall’altro, commerciando merci e raccogliendo informazioni essenziali per proseguire il viaggio con profitto e in sicurezza. A loro si accompagnavano ambasciatori, monaci, esploratori e avventurieri. Aveva luogo uno scambio continuo di beni e di conoscenze, venivano messe a confronto usanze, pratiche, idee e fedi religiose in un mondo che ai nostri occhi appare assai più tollerante e aperto di quello in cui viviamo oggi. In particolare missionari di varie fedi, Cristiani, Confuciani e Buddhisti, seguendo le piste della Via della Seta, hanno dialogato e contribuito a diffondere un clima di pacifica serenità cha ha scavalcato le frontiere incerte degli Stati e aiutato i popoli a crescere.
Oggi l’attenzione rivolta alle rotte commerciali che attraversano il gigantesco continente euroasiatico è aumentata da quando il Presidente cinese Xi Jinping ha illustrato il progetto avanzato dalla Repubblica Popolare Cinese di aprire una “Nuova Via della Seta” che collegherà l’antica città di Xi’an con Rotterdam e, attraverso molte diramazioni, con altre grandi città europee tra cui ovviamente Venezia. Così è nata l’idea di realizzare questa mostra dal titolo “Dall’antica alla nuova Via della Seta”. Il progetto intende abbracciare nella sua complessità, ricchezza e spessore cronologico la storia dei rapporti tra l’Oriente e l’Europa. L’esposizione è ricca di 80 capolavori antichi provenienti da importanti istituzioni archivistiche, bibliotecarie e museali europee e italiane (British Museum di Londra, Musée du Louvre, Musée Guimet e Musée Cernuschi di Parigi, Musée Historique des Tissus di Lione, Museum für Byzantinische Kunst di Berlino, Museo delle Civiltà/Museo d’Arte Orientale ‘Giuseppe Tucci’ di Roma, Museo d’Arte Orientale di Torino, Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Museo Sacro della Biblioteca Apostolica della Città del Vaticano, Museo Nazionale del Bargello, Biblioteca Nazionale Centrale e Archivio Centrale di Firenze, Museo Civico di Bologna, Museo Popoli e Culture del PIME di Milano, Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza, Museo del Tesoro di San Domenico e Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, Biblioteca Nazionale Marciana e Procuratoria della Basilica di San Marco di Venezia) e di una ventina di opere moderne provenienti dalla Cina e realizzate da grandi artisti cinesi contemporanei. Gli oggetti presenti nella mostra testimoniano la varietà e la ricchezza degli scambi, l’abilità dei maestri artigiani nei vari ambiti della produzione delle sete, delle ceramiche, delle pietre e dei metalli preziosi e la perizia con cui i cartografi dell’antichità hanno rappresentato il mondo a loro noto, integrando le nuove conoscenze geografiche in un quadro sempre più ampio e complesso.
La mostra è curata da Louis Godart, Consulente del Presidente della Repubblica in materia di iniziative culturali e espositive, in collaborazione con David Gosset fondatore del Forum Europa-Cina e dell’iniziativa sulla nuova Via della Seta e Maurizio Scarpari Sinologo, dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e Università Kore di Enna. Il catalogo è a cura di Louis Godart e Maurizio Scarpari.
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Dall’antica alla nuova Via della Seta sede: Palazzo del Quirinale (Roma). Palazzo del Quirinale ospita la mostra "Dall'antica alla nuova Via della Seta" che illustra la storia millenaria dei rapporti tra la Cina e l'Occidente, in particolare l'Italia.
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Possiamo raccontare Venezia come una delle città più belle al mondo per la sua arte, cultura e per i luoghi storici da visitare. Essa, infatti, non ha bisogno di grandi presentazioni: è conosciuta in tutto il mondo per la sua unicità e meravigliosa bellezza, e visitarla è quasi un obbligo. La “Serenissima” è capoluogo dell’omonima città e della regione del Veneto: per le peculiarità urbanistiche e per il suo patrimonio artistico, Venezia, è universalmente considerata tra le più belle città del mondo ed è stata dichiarata, assieme alla sua laguna, patrimonio dell’umanità da parte dell’UNESCO. Come visitare Venezia Venezia è una città lagunare bagnata dalle acque del Canal Grande (infatti a Venezia un giro in gondola è d’obbligo), le cui sponde sono caratterizzate da circa duecento palazzi storici, costruiti su antiche palafitte dall’aristocrazia veneziana del tempo. Il favoloso centro storico lagunare di Venezia, poi, è diviso in ben sei sestieri: San Marco che rappresenta il nucleo della città, la zona di Castello, la più orientale tra i sestieri e che prende il nome da un antico forte costruito per la difesa della città stessa, Canareggio molto famoso per via del ghetto veneziano e San Polo e Santa Croce, i quali rappresentano il cuore più antico ed originario di Venezia. Infine, vi è Dorsoduro, situato a sud della città, il cui nome deriva dal fatto che si tratta di una zona caratterizzata, fin dall’antichità, da un terreno stabile e meno paludoso rispetto ad altre aree. Le origini della città risalgono al periodo romano, quando i popoli veneti, per proteggersi dai continui attacchi dei barbari, si trasferirono sugli isolotti della laguna veneziana. Partendo semplicemente da questi piccoli insediamenti, la città di Venezia iniziò ad espandersi e a diventare uno dei maggiori centri economici, politici e militari, fino a diventare la “Serenissima”, ossia una delle Repubbliche più autorevoli in tutta Europa. I punti della sua potenza sono senza dubbio da individuare nel sistema politico, il quale era concentrato, ai tempi, nelle mani di un Doge, magistrato imperiale con poteri anche militari; fondamentale fu anche lo sviluppo del sistema commerciale marittimo, che consacrò Venezia come uno dei centri commerciali più importanti al mondo. Oggi la struttura urbanistica del centro storico della città l’espressione vivente della storia della laguna: lo stile dei palazzi storici, delle calle, delle piazze e dei ponti, dimostrano la forte influenza della cultura bizantina e, proprio per questa ragione, chi sceglie di visitare Venezia non potrà non rimanere abbagliato dalla fascino di questo luogo. Attualmente, la raffinata arte di Venezia può essere ammirata nei manufatti degli artigiani veneziani, i quali sono veri e propri artisti nella lavorazione del vetro e del ricamo. Venezia è inoltre circondata da diverse isole e, fra le più importanti, ricordiamo Burano, famosa per la produzione di merletti; Murano, culla della lavorazione del vetro; Pellestrina, caratterizzata da alti canneti e dune sabbiose e Torcello, uno degli insediamenti umani più antichi della zona. Elegante, inimitabile e preziosa: così è Venezia, un museo a cielo aperto, dove chiese, palazzi, ponti e piazze raccontano la vivacità ed unicità che segnano sin dai tempi antichi la storia di questa città. Gli imperdibili musei di Venezia Venezia è caratterizzata da uno dei sistemi museali più famosi ed importanti al mondo che custodiscono opere artistiche della città, dalle origini fino ai giorni nostri. Tra i vari musei vi sono alcuni degli spazi espositivi più famosi al mondo, come la Collezione Peggy Guggenheim e sontuosi palazzi come Ca’ Rezzonico e Ca’ Pesaro, divenuti centri museali dopo essere stati dimore di importanti famiglie aristocratiche. La Fondazione Musei Civici di Venezia riunisce undici musei: Palazzo Ducale, Museo Correr, Torre dell’Orologio, Ca’ Rezzonico, Ca’ Pesaro, Casa di Carlo Goldoni, Palazzo Mocenigo, Palazzo Fortuny, Museo del merletto di Burano, Museo di Storia Naturale, Museo del Vetro di Murano. Un immenso patrimonio culturale con oltre 700.000 opere d’arte, un vero e proprio sistema museale, ricco ed articolato, nato nel marzo 2008, che tutela e valorizza le bellezze della città di Venezia. Inoltre, la Fondazione stessa, favorisce l’aggregazione di soci partecipanti, pubblici e privati, che condividano le sue finalità ed istituisce relazioni con altri sistemi museali, nazionali ed internazionali, e sviluppa partnership con soggetti privati. Proprio per il loro copioso numero, abbiamo fatto la selezione di alcuni tra gli imperdibili musei di Venezia, i quali rappresentano al meglio l’artisticità ed esclusività della città stessa. Museo d’Arte Orientale a Ca’ Pesaro Nel famoso palazzo storico di Ca’ Pesaro, al terzo piano, troviamo il Museo d’Arte Orientale di Venezia. Esso conta con una straordinaria collezione composta da oggetti d’arte raccolti dal principe Enrico di Borbone, il quale trascorse circa nove mesi in Giappone ed un lungo periodo in Indonesia. Questo museo è stato inaugurato nel 1929 e si tratta della più ampia e prestigiosa collezione d’arte orientale in tutta Europa; molto apprezzata è la sezione giapponese, a cui sono state dedicate ben sette sale, seguita da quella cinese con le sue preziose esposizioni di porcellane e giade. Tessuti batik, pugnali kris e e figure in cuoio del wayang, invece, sono ammirabile nella sala dedicata all’Indonesia e alla sua storia. Tra i pezzi più rari e preziosi, troviamo le conchiglie dipinte in oro utilizzate nel gioco Kaiawase del periodo Muromachi, intorno alla metà del trecento. Ca’ Rezzonico Ca’ Rezzonico è opera degli architetti Longhena e Massari ed è proprio al suo interno che ha luogo il famoso Museo del Settecento: esso ospita opere di inestimabile valore, realizzate da artisti come Guardi, Canaletto, Longhi e Tiepolo. Questo palazzo è articolato in undici sale, all’interno delle quali è possibile ammirare antichi affreschi, dipinti e sculture del primo Settecento. Il primo piano è costituito da un grandioso salone: questo ambiente monumentale non trova rivali a Venezia, sia per la qualità delle decorazioni pittoriche, sia per le notevoli dimensioni. Questo enorme spazio è un’esaltazione araldica dei proprietari del palazzo, le aquile bicipiti del loro stemma sono ripetute su tutti i capitelli delle colonne ed, in questo modo, il visitatore viene trasportato in una dimensione magica e fiabesca all’interno delle mura domestiche. Il secondo piano, in particolar modo, è caratterizzato da alcuni dipinti di Canaletto e da una sala che ospita gli affreschi di Tiepolo e Longhi, entrambi stimati artisti dell’epoca. La Pinacoteca Egidio Martini, invece, domina il terzo piano: qui potrete trovare circa 300 opere, quasi tutte di scuola veneziana, che vanno dal Quattrocento agli inizi del Novecento. Infine, il Mezzanino Browning, ospita la Collezione Mestrovich, tra cui spiccano importanti opere di artisti come Bonifacio de’ Pitati e Tintoretto. Museo Storico Navale Il Museo Storico Navale di Venezia è stato inaugurato nel 1923 ed ha sede in un edificio del XV secolo, vicino all’Arsenale. Questo museo è articolato su quattro piani ed i primi 3 ospitano le attrezzature di svariate epoche marinare, tra cui modelli di imbarcazioni tradizionali e navi orientali come le giunche cinesi. All’ultimo piano si trova la Sala Svedese, testimonianza dei proficui scambi commerciali che legavano Venezia alla Scandinavia per lo sviluppo dell’industria aeronautica. Poco dopo la sua realizzazione, nel 1577, venne adattato temporaneamente a sede del Maggior Consiglio, ossia il principale organo di governo della città. Le sale mantennero comunque la funzione di falegnameria specializzata per la creazione di remi, affiancata da un’officina febbrile e da spazi di deposito, fino alla metà dell’Ottocento. Dal 1980 gli spazi delle officine dei remi hanno assunto la denominazione di Padiglione delle Navi, nel quale sono ospitate imbarcazioni di grande rilievo storico oltre a costituire un ampliamento della sede principale del museo. Museo Correr Le opere di Teodoro Correr, originariamente ospitate presso il Fontego dei Turchi, sono oggi ammirabili presso il Museo Correr di Venezia. Le Collezioni storiche del Museo Correr sono conservate al primo piano dell’edificio: al suo interno vi sono dipinti, affreschi e sculture come il Dedalo ed Icaro del Canova. Nelle altre sale, invece, sono contenuti alcuni reperti appartenenti ai Dogi, ritratti, costumi tipici dell’epoca, raccolte numismatiche e svariate riproduzioni del Leone di San Marco. Al secondo piano, troviamo il Museo del Risorgimento dedicato alla storia della città, così come la Quadreria, dove le tele sono disposte seguendo l’ordine cronologico dell’evoluzione della scuola veneziana. Avrete la possibilità, proprio qui, di osservare opere uniche come il Cristo morto sorretto da due angeli del Bellini, la Pietà di Antonello da Messina e le Due dame veneziane del Carpaccio. Collezione Peggy Guggenheim La Collezione Peggy Guggenheim è una fra le più prestigiose al mondo e comprende centinaia di opere d’arte europee ed americane del XX secolo. Essa ha sede presso il Palazzo Venier dei Leoni, al tempo dimora di Peggy Guggenheim. La collezione comprende opere del periodo del futurismo e dell’astrattismo di grandi artisti come Boccioni, Chagall, Picasso, Modigliani e molti altri; qui vengono poi organizzati eventi, cene di gala e visite esclusive alla collezione, con l’uso esclusivo del giardino e dell’ampia terrazza panoramica su Canal Grande. Fino al 1979, anno della morte di Peggy Guggenheim, per volontà della proprietaria, una volta a settimana la dimora veniva aperta gratuitamente al pubblico, il quale poteva così godere della collezione. Un viaggio nella vita di Peggy Guggenheim: la mostra scandisce gli eventi che hanno segnato i trent’anni trascorsi nella laguna dalla mecenate americana, con un approfondimento sul collezionismo post 1948. In occasione della mostra, le sale di Palazzo Venier dei Leoni. Ospitano la maggior parte delle opere acquistate tra il 1938, quando a Londra Peggy apre la sua prima galleria Guggenheim Jeune, ed il 1947, anno in cui si stabilisce definitivamente a Venezia. Palazzo Ducale Palazzo Ducale è una fra le più antiche opere della città di Venezia e, ad oggi, è considerato un imperdibile capolavoro gotico grazie alla sua imponente facciata. L’interno è reso elegante grazie alla presenza del marmo di Verona posto su archi di pietra, a loro volta sostenuti da da colonne con magnifici capitelli e sculture agli angoli. Quando l’edificio è stato costruito, aveva un disegno simile a quello di un castello, con torri agli angoli, e si trovava in un punto strategico con facile accesso al mare. Attualmente, il Palazzo Ducale è un museo che ospita mostre di grande interesse storico ed è aperto al pubblico offrendo una vasta gamma di itinerari, quali “Gli Itinerari segreti di Palazzo Ducale” ed “I tesori nascosti del Doge”. Esso offre una magnifica esperienza per chiunque sia interessato alla storia della città lagunare ed al design del palazzo stesso. I musei gratis di Venezia Ogni prima domenica del mese, a Venezia, l’entrata di alcuni musei è completamente gratuita. Si tratta di un’iniziativa molto interessante promossa dal Comune della città e dalla Fondazione Musei Civici di Venezia: una giornata, appunto, di ingressi gratuiti nei musei e nei siti archeologici più importanti d’Italia. I musei coinvolti in questa iniziativa sono: il Museo archeologico nazionale di Altino, il museo nazionale di Villa Pisani, Galleria “Giorgio Franchetti” alla Cà d’Oro, Museo di Palazzo Grimani, Gallerie dell’Accademia, Museo nazionale archeologico Concordiese, sale monumentali della Biblioteca nazionale Marciana. Venezia, la città che non stanca mai Durante il giorno, Venezia, accoglie un gran numero di visitatori, i quali si dirigono alla scoperta delle opere d’arte, dei musei, delle piazze, delle chiese e dei palazzi; mentre la sera si trasforma nel luogo ideale per fare festa tutti insieme. Se poi amate le lunghe passeggiate, Venezia è senza dubbio la città per voi. Il tempo vola nella splendida laguna, soprattutto se ci si trova immersi nelle meraviglie di Piazza San Marco, Ponte di Rialto, Ponte dei Sospiri: ecco i luoghi da visitare a Venezia, ideali per scattare foto pazzesche! E dopo aver scoperto Venezia in lungo ed in largo, arriva anche il momento di sedersi e rilassarsi davanti ad un buon piatto caldo. Gli italiani amano la buona cucina ed in città potrete sicuramente trovare trattorie e taverne che sapranno soddisfare anche i palati più raffinati: tortellini, tagliatelle, pasta lasagne, gelato… E chi più ne ha, più ne metta! Venezia, dunque, è proprio come una bella donna italiana, dal carattere indomabile, ma dal fascino irresistibile: ogni anno milioni di viaggiatori approdano a Venezia per scoprire tutte le meraviglie di questa incantevole città. https://ift.tt/3087ndy Musei di Venezia: quelli da non perdere Possiamo raccontare Venezia come una delle città più belle al mondo per la sua arte, cultura e per i luoghi storici da visitare. Essa, infatti, non ha bisogno di grandi presentazioni: è conosciuta in tutto il mondo per la sua unicità e meravigliosa bellezza, e visitarla è quasi un obbligo. La “Serenissima” è capoluogo dell’omonima città e della regione del Veneto: per le peculiarità urbanistiche e per il suo patrimonio artistico, Venezia, è universalmente considerata tra le più belle città del mondo ed è stata dichiarata, assieme alla sua laguna, patrimonio dell’umanità da parte dell’UNESCO. Come visitare Venezia Venezia è una città lagunare bagnata dalle acque del Canal Grande (infatti a Venezia un giro in gondola è d’obbligo), le cui sponde sono caratterizzate da circa duecento palazzi storici, costruiti su antiche palafitte dall’aristocrazia veneziana del tempo. Il favoloso centro storico lagunare di Venezia, poi, è diviso in ben sei sestieri: San Marco che rappresenta il nucleo della città, la zona di Castello, la più orientale tra i sestieri e che prende il nome da un antico forte costruito per la difesa della città stessa, Canareggio molto famoso per via del ghetto veneziano e San Polo e Santa Croce, i quali rappresentano il cuore più antico ed originario di Venezia. Infine, vi è Dorsoduro, situato a sud della città, il cui nome deriva dal fatto che si tratta di una zona caratterizzata, fin dall’antichità, da un terreno stabile e meno paludoso rispetto ad altre aree. Le origini della città risalgono al periodo romano, quando i popoli veneti, per proteggersi dai continui attacchi dei barbari, si trasferirono sugli isolotti della laguna veneziana. Partendo semplicemente da questi piccoli insediamenti, la città di Venezia iniziò ad espandersi e a diventare uno dei maggiori centri economici, politici e militari, fino a diventare la “Serenissima”, ossia una delle Repubbliche più autorevoli in tutta Europa. I punti della sua potenza sono senza dubbio da individuare nel sistema politico, il quale era concentrato, ai tempi, nelle mani di un Doge, magistrato imperiale con poteri anche militari; fondamentale fu anche lo sviluppo del sistema commerciale marittimo, che consacrò Venezia come uno dei centri commerciali più importanti al mondo. Oggi la struttura urbanistica del centro storico della città l’espressione vivente della storia della laguna: lo stile dei palazzi storici, delle calle, delle piazze e dei ponti, dimostrano la forte influenza della cultura bizantina e, proprio per questa ragione, chi sceglie di visitare Venezia non potrà non rimanere abbagliato dalla fascino di questo luogo. Attualmente, la raffinata arte di Venezia può essere ammirata nei manufatti degli artigiani veneziani, i quali sono veri e propri artisti nella lavorazione del vetro e del ricamo. Venezia è inoltre circondata da diverse isole e, fra le più importanti, ricordiamo Burano, famosa per la produzione di merletti; Murano, culla della lavorazione del vetro; Pellestrina, caratterizzata da alti canneti e dune sabbiose e Torcello, uno degli insediamenti umani più antichi della zona. Elegante, inimitabile e preziosa: così è Venezia, un museo a cielo aperto, dove chiese, palazzi, ponti e piazze raccontano la vivacità ed unicità che segnano sin dai tempi antichi la storia di questa città. Gli imperdibili musei di Venezia Venezia è caratterizzata da uno dei sistemi museali più famosi ed importanti al mondo che custodiscono opere artistiche della città, dalle origini fino ai giorni nostri. Tra i vari musei vi sono alcuni degli spazi espositivi più famosi al mondo, come la Collezione Peggy Guggenheim e sontuosi palazzi come Ca’ Rezzonico e Ca’ Pesaro, divenuti centri museali dopo essere stati dimore di importanti famiglie aristocratiche. La Fondazione Musei Civici di Venezia riunisce undici musei: Palazzo Ducale, Museo Correr, Torre dell’Orologio, Ca’ Rezzonico, Ca’ Pesaro, Casa di Carlo Goldoni, Palazzo Mocenigo, Palazzo Fortuny, Museo del merletto di Burano, Museo di Storia Naturale, Museo del Vetro di Murano. Un immenso patrimonio culturale con oltre 700.000 opere d’arte, un vero e proprio sistema museale, ricco ed articolato, nato nel marzo 2008, che tutela e valorizza le bellezze della città di Venezia. Inoltre, la Fondazione stessa, favorisce l’aggregazione di soci partecipanti, pubblici e privati, che condividano le sue finalità ed istituisce relazioni con altri sistemi museali, nazionali ed internazionali, e sviluppa partnership con soggetti privati. Proprio per il loro copioso numero, abbiamo fatto la selezione di alcuni tra gli imperdibili musei di Venezia, i quali rappresentano al meglio l’artisticità ed esclusività della città stessa. Museo d’Arte Orientale a Ca’ Pesaro Nel famoso palazzo storico di Ca’ Pesaro, al terzo piano, troviamo il Museo d’Arte Orientale di Venezia. Esso conta con una straordinaria collezione composta da oggetti d’arte raccolti dal principe Enrico di Borbone, il quale trascorse circa nove mesi in Giappone ed un lungo periodo in Indonesia. Questo museo è stato inaugurato nel 1929 e si tratta della più ampia e prestigiosa collezione d’arte orientale in tutta Europa; molto apprezzata è la sezione giapponese, a cui sono state dedicate ben sette sale, seguita da quella cinese con le sue preziose esposizioni di porcellane e giade. Tessuti batik, pugnali kris e e figure in cuoio del wayang, invece, sono ammirabile nella sala dedicata all’Indonesia e alla sua storia. Tra i pezzi più rari e preziosi, troviamo le conchiglie dipinte in oro utilizzate nel gioco Kaiawase del periodo Muromachi, intorno alla metà del trecento. Ca’ Rezzonico Ca’ Rezzonico è opera degli architetti Longhena e Massari ed è proprio al suo interno che ha luogo il famoso Museo del Settecento: esso ospita opere di inestimabile valore, realizzate da artisti come Guardi, Canaletto, Longhi e Tiepolo. Questo palazzo è articolato in undici sale, all’interno delle quali è possibile ammirare antichi affreschi, dipinti e sculture del primo Settecento. Il primo piano è costituito da un grandioso salone: questo ambiente monumentale non trova rivali a Venezia, sia per la qualità delle decorazioni pittoriche, sia per le notevoli dimensioni. Questo enorme spazio è un’esaltazione araldica dei proprietari del palazzo, le aquile bicipiti del loro stemma sono ripetute su tutti i capitelli delle colonne ed, in questo modo, il visitatore viene trasportato in una dimensione magica e fiabesca all’interno delle mura domestiche. Il secondo piano, in particolar modo, è caratterizzato da alcuni dipinti di Canaletto e da una sala che ospita gli affreschi di Tiepolo e Longhi, entrambi stimati artisti dell’epoca. La Pinacoteca Egidio Martini, invece, domina il terzo piano: qui potrete trovare circa 300 opere, quasi tutte di scuola veneziana, che vanno dal Quattrocento agli inizi del Novecento. Infine, il Mezzanino Browning, ospita la Collezione Mestrovich, tra cui spiccano importanti opere di artisti come Bonifacio de’ Pitati e Tintoretto. Museo Storico Navale Il Museo Storico Navale di Venezia è stato inaugurato nel 1923 ed ha sede in un edificio del XV secolo, vicino all’Arsenale. Questo museo è articolato su quattro piani ed i primi 3 ospitano le attrezzature di svariate epoche marinare, tra cui modelli di imbarcazioni tradizionali e navi orientali come le giunche cinesi. All’ultimo piano si trova la Sala Svedese, testimonianza dei proficui scambi commerciali che legavano Venezia alla Scandinavia per lo sviluppo dell’industria aeronautica. Poco dopo la sua realizzazione, nel 1577, venne adattato temporaneamente a sede del Maggior Consiglio, ossia il principale organo di governo della città. Le sale mantennero comunque la funzione di falegnameria specializzata per la creazione di remi, affiancata da un’officina febbrile e da spazi di deposito, fino alla metà dell’Ottocento. Dal 1980 gli spazi delle officine dei remi hanno assunto la denominazione di Padiglione delle Navi, nel quale sono ospitate imbarcazioni di grande rilievo storico oltre a costituire un ampliamento della sede principale del museo. Museo Correr Le opere di Teodoro Correr, originariamente ospitate presso il Fontego dei Turchi, sono oggi ammirabili presso il Museo Correr di Venezia. Le Collezioni storiche del Museo Correr sono conservate al primo piano dell’edificio: al suo interno vi sono dipinti, affreschi e sculture come il Dedalo ed Icaro del Canova. Nelle altre sale, invece, sono contenuti alcuni reperti appartenenti ai Dogi, ritratti, costumi tipici dell’epoca, raccolte numismatiche e svariate riproduzioni del Leone di San Marco. Al secondo piano, troviamo il Museo del Risorgimento dedicato alla storia della città, così come la Quadreria, dove le tele sono disposte seguendo l’ordine cronologico dell’evoluzione della scuola veneziana. Avrete la possibilità, proprio qui, di osservare opere uniche come il Cristo morto sorretto da due angeli del Bellini, la Pietà di Antonello da Messina e le Due dame veneziane del Carpaccio. Collezione Peggy Guggenheim La Collezione Peggy Guggenheim è una fra le più prestigiose al mondo e comprende centinaia di opere d’arte europee ed americane del XX secolo. Essa ha sede presso il Palazzo Venier dei Leoni, al tempo dimora di Peggy Guggenheim. La collezione comprende opere del periodo del futurismo e dell’astrattismo di grandi artisti come Boccioni, Chagall, Picasso, Modigliani e molti altri; qui vengono poi organizzati eventi, cene di gala e visite esclusive alla collezione, con l’uso esclusivo del giardino e dell’ampia terrazza panoramica su Canal Grande. Fino al 1979, anno della morte di Peggy Guggenheim, per volontà della proprietaria, una volta a settimana la dimora veniva aperta gratuitamente al pubblico, il quale poteva così godere della collezione. Un viaggio nella vita di Peggy Guggenheim: la mostra scandisce gli eventi che hanno segnato i trent’anni trascorsi nella laguna dalla mecenate americana, con un approfondimento sul collezionismo post 1948. In occasione della mostra, le sale di Palazzo Venier dei Leoni. Ospitano la maggior parte delle opere acquistate tra il 1938, quando a Londra Peggy apre la sua prima galleria Guggenheim Jeune, ed il 1947, anno in cui si stabilisce definitivamente a Venezia. Palazzo Ducale Palazzo Ducale è una fra le più antiche opere della città di Venezia e, ad oggi, è considerato un imperdibile capolavoro gotico grazie alla sua imponente facciata. L’interno è reso elegante grazie alla presenza del marmo di Verona posto su archi di pietra, a loro volta sostenuti da da colonne con magnifici capitelli e sculture agli angoli. Quando l’edificio è stato costruito, aveva un disegno simile a quello di un castello, con torri agli angoli, e si trovava in un punto strategico con facile accesso al mare. Attualmente, il Palazzo Ducale è un museo che ospita mostre di grande interesse storico ed è aperto al pubblico offrendo una vasta gamma di itinerari, quali “Gli Itinerari segreti di Palazzo Ducale” ed “I tesori nascosti del Doge”. Esso offre una magnifica esperienza per chiunque sia interessato alla storia della città lagunare ed al design del palazzo stesso. I musei gratis di Venezia Ogni prima domenica del mese, a Venezia, l’entrata di alcuni musei è completamente gratuita. Si tratta di un’iniziativa molto interessante promossa dal Comune della città e dalla Fondazione Musei Civici di Venezia: una giornata, appunto, di ingressi gratuiti nei musei e nei siti archeologici più importanti d’Italia. I musei coinvolti in questa iniziativa sono: il Museo archeologico nazionale di Altino, il museo nazionale di Villa Pisani, Galleria “Giorgio Franchetti” alla Cà d’Oro, Museo di Palazzo Grimani, Gallerie dell’Accademia, Museo nazionale archeologico Concordiese, sale monumentali della Biblioteca nazionale Marciana. Venezia, la città che non stanca mai Durante il giorno, Venezia, accoglie un gran numero di visitatori, i quali si dirigono alla scoperta delle opere d’arte, dei musei, delle piazze, delle chiese e dei palazzi; mentre la sera si trasforma nel luogo ideale per fare festa tutti insieme. Se poi amate le lunghe passeggiate, Venezia è senza dubbio la città per voi. Il tempo vola nella splendida laguna, soprattutto se ci si trova immersi nelle meraviglie di Piazza San Marco, Ponte di Rialto, Ponte dei Sospiri: ecco i luoghi da visitare a Venezia, ideali per scattare foto pazzesche! E dopo aver scoperto Venezia in lungo ed in largo, arriva anche il momento di sedersi e rilassarsi davanti ad un buon piatto caldo. Gli italiani amano la buona cucina ed in città potrete sicuramente trovare trattorie e taverne che sapranno soddisfare anche i palati più raffinati: tortellini, tagliatelle, pasta lasagne, gelato… E chi più ne ha, più ne metta! Venezia, dunque, è proprio come una bella donna italiana, dal carattere indomabile, ma dal fascino irresistibile: ogni anno milioni di viaggiatori approdano a Venezia per scoprire tutte le meraviglie di questa incantevole città. Venezia è una città stupenda, ricca di storia e di luoghi da scoprire come i numerosi musei, scrigno di tesori artistici e pittorici incredibili.
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Oltre alle spiagge da cartolina e alle località turistiche, durante un viaggio in Messico è possibile visitare alcuni dei siti archeologici più belli del mondo, molti dei quali Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. Il Paese dispone infatti di circa 200 siti visitabili, luoghi che permettono di scoprire l’antica civiltà precolombiana dei Maya, situati soprattutto all’interno della penisola dello Yucatan e nelle regioni di Chiapas, Campeche e Oaxaca. Ecco quali sono i migliori siti archeologici da non perdere in Messico. Viaggio in Yucatan: sulle tracce dei Maya in Messico Le popolazioni Maya vissero in molte zone dell’America centro-meridionale, soprattutto in Messico nello Yucatan e nel Chiapas, ma anche in Guatemala, Belize, El Salvador e in Honduras. La località messicana con resti precolombiani più famosa e visitata è lo Yucatan, dove trovare alcuni dei siti Maya più belli e suggestivi del Paese. Osservando la cartina del Messico lo Yucatan appare come una penisola situata nella parte orientale, un territorio pianeggiante ricoperto da una fitta foresta tropicale. L’itinerario archeologico tra Yucatan e Chiapas è un percorso classico del Messico dei Maya, un viaggio sicuramente impegnativo ma emozionante, per scoprire siti da vedere come Tulum, Palenque e Mitla, tra paesaggi mozzafiato, storia, arte e meravigliose spiagge esotiche. Chi desidera visitare la regione da solo, affittando una macchina a noleggio, può consultare e scaricare la mappa delle riviera Maya nello Yucatan sul sito web ufficiale dell’Ente Turismo messicano, dove trovare tutte le cartine del Messico e informazioni dettagliate sui siti archeologici. Maya, Messico: alla scoperta di Teotihuacán Teotihuacán è il sito archeologico più famoso e visitato del Messico, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1987, un’area di grande pregio storico localizzata a circa 50 Km da Città del Messico. La zona visse il suo periodo di maggior splendore dal III al VII secolo d.C., quando si affermò con uno dei centri politici e commerciali più importanti della regione. Oggi è possibile visitare i resti delle costruzioni percorrendo il suggestivo cammino della Calzada de los Muertos, salendo in cima alla bellissima Piramide del Sol e ammirando la splendida Piramide della Luna. Siti archeologici in Messico: Chichén Itzá Scendendo da Città del Messico e addentrandosi all’interno della penisola dello Yucatan, nei dintorni di Valladolid si incontra il sito di Chichén Itzá. La visita richiede almeno 3-4 ore, quindi bisogna cercare di arrivare presto, soprattutto se bisogna proseguire il viaggio raggiungendo in seguito un’altra località. Questo complesso Maya ha il suo luogo principale d’interesse nella Piramide di El Castillo, la costruzione principale, inoltre si possono vedere anche le incisioni presenti nel Tempio dei Guerrieri e nel Muro dei Teschi. Messico, i posti più belli dei Maya: Cobá Tra i siti da vedere in Messico c’è la zona archeologica di Cobá, un posto ricco di storia e di fascino ubicato a meno di 50 Km da Tulum. Molto interessante è la meravigliosa Piramide di Nohoch Mul, alta 42 metri e scalabile salendo i ripidi scalini della facciata frontale, per ammirare un emozionante panorama della zona circostante. L’area può essere attraversata a piedi o in bicicletta in circa 2-3 ore, visitando il sito da soli oppure contrattando una guida locale sul posto, per conoscere la storia di Cobá e alcuni particolari inediti. Siti archeologici Maya in Messico: Tulum Una delle località turistiche del Messico più apprezzate, da chi vuole conoscere le rovine della civiltà Maya, è sicuramente Tulum, una zona di grandissima valenza storica situata nella riviera Maya dello Yucatan, localizzata sulla costa meridionale a sud di Cancún. Tulum è un luogo particolarmente affascinante, dove è possibile vedere le testimonianze dei Maya, visitare il centro storico della città e rilassarsi nelle meravigliose spiagge da cartolina della zona, tra cui Playa Xcacel, Playa Pescadores e Playa Paraiso. Il sito di Tulum si trova all’interno dell’omonimo parco nazionale, con i resti delle antiche costruzioni precolombiane che mostrano le vecchie fortificazioni della zona. Si tratta di antichi templi ed edifici che erano destinati alla vita pubblica, molti dei quali si affacciano sul Mar dei Caraibi regalando uno scenario mozzafiato. Tra i posti da vedere assolutamente la fortificazione difensiva di El Castillo, il Tempio di Dios e il suggestivo Tempio degli Affreschi, con decorazioni realizzate in onore del dio Itzamnaaj. Siti archeologici a Tulum – Fonte: 123rf Le rovine Maya di Uxmal, nella penisola dello Yucatan Utilizzando la mappa dello Yucatan per risalire verso nord, a sud di Mérida è possibile trovare le rovine Maya di Uxmal, Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Città fondata nel VI secolo, Uxmal vantava uno dei migliori sistemi viari della regione, che favoriva gli scambi commerciali e i contatti con le popolazioni locali della zona. Oggi è possibile vedere nel sito archeologico la maestosa Piramide dell’Indovino, vero e proprio simbolo di Uxmal, la struttura in stile Puuc del Palazzo del Governatore e l’elegante edificio del Quadrilatero delle Monache, dove si svolgevano le funzioni religiose. Itinerario precolombiano in Messico: Palenque Seguendo la piantina del Messico si arriva fino a Palenque, una zona archeologica di grande pregio nel nord del Chiapas. Si tratta di uno dei siti bellissimi da visitare in Messico, in grado di offrire rovine completamente immerse nel verde della foresta, un paesaggio unico che lascia sempre a bocca aperta, dove non è raro incontrare scimmie urlatrici e altri animali. Molti dei resti sono ben conservati e ancora intatti, custodi di un mondo misterioso, tuttavia la maggior parte delle rovine è stata inghiottita negli anni dalla fitta vegetazione circostante, creando uno scenario davvero incredibile. Siti archeologici da vedere in Messico: Mitla Da vedere in Messico anche il magnifico sito zapoteco di Mitla, situato nella regione di Oaxaca, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 2010. Mitla, il cui nome in lingua azteca significa “luogo dell’oltretomba” o “regno dei morti”, è una della zone meglio conservate del Paese, localizzata ad oltre 1.000 metri d’altitudine sul livello del mare. All’interno sono presenti edifici monumentali, costruiti in base alla disposizione dei punti cardinali, dei quali è possibile visitare i resti dei palazzi del Grupo de las Columnas, le chiese del Grupo de las Iglesias e i centri dediti alle cerimonie del Grupo del Sur. Gli affreschi di Bonampak: viaggio tra Messico e Guatemala Nel sud del Chiapas, vicino al confine tra il Messico e il Guatemala, è presente il sito di Bonampak, famoso per i suoi affreschi precolombiani recentemente restaurati. Punto centrale dell’acropoli è il bellissimo Tempio delle Pitture, suddiviso in tre sale all’interno delle quali si trovano appunto degli splendidi affreschi colorati. Le scene dipinte alle pareti rappresentano battaglie tra le popolazioni locali, festeggiamenti e cerimonie sacre, come i sacrifici eseguiti in onore di re Chaan Muan. Altri siti archeologici da vedere in Messico Come abbiamo accennato all’inizio il Messico dispone di oltre 2.000 siti archeologici, di cui circa 200 sono visitabili. Una grande ricchezza, la quale oltre ai centri più rinomati e grandi comprende una miriade di piccole zone di elevato interesse storico. Tra i siti da vedere in Messico c’è ad esempio Yaxchilán, con i resti di antichi templi incastonati nella foresta, oppure Izamal, uno dei centri Maya di maggiore importanza nel corso del periodo dal VI al XII secolo. Nel centro del Messico è possibile visitare Cholula, un sito famoso per la presenza di una spettacolare piramide con lati che misurano ben 400 metri ciascuno, mentre nell’Estado de México si trova Malinalco, con il tempio monolitico di Chuauhcalli unico nel suo genere. Da non perdere anche una sosta presso la zona archeologica di Ndachijan-Tehuacán, per ammirare il tempio dedicato al dio della fertilità di Xipe Tótec. Anche il nord del Messico mette a disposizione diverse aree di grande interesse storico, per chi desidera conoscere da vicino le civiltà precolombiane, infatti è possibile organizzare una visita al sito archeologico di La Quemada, alla zona di Cerro del Teúl, oppure vedere le bellissime pitture rupestri della Boca de Potrerillos. Quest’ultima è un’area estremamente rilevante, una delle poche in grado di mostrare antiche testimonianze delle popolazioni di cacciatori e raccoglitori delle regione, un complesso che comprende oltre 3.000 rocce dipinte. Come organizzare un viaggio in Messico I siti archeologici in Messico delle popolazioni precolombiane, come Maya e Aztechi, sono disseminati in tutto il Paese richiedendo quindi continui spostamenti per visitarli. Organizzare un viaggio in Messico richiede però una certa preparazione, a mano che non ci si affidi a un tour operator specializzato. Il modo migliore per raggiungere i siti Maya è sicuramente un viaggio on the road in auto, noleggiando un mezzo una volta arrivati a Città del Messico, dopodiché è possibile guidare con la patente italiana o internazionale senza problemi. In alternativa ci si può muovere in pullman, utilizzando gli autobus locali per andare da una località all’altra, mettendo in conto tempistiche più lunghe. Per evitare qualsiasi problema è utile sottoscrivere un’assicurazione sanitaria privata, infatti in Messico non vengono offerti servizi pubblici, inoltre bisogna proteggersi dalla punture delle zanzare, verificando la necessità di fare qualche vaccino in base alla regione da visitare. Non esiste un periodo migliore per andare in Messico, poiché il clima è generalmente mite e caldo tutto l’anno. Allo stesso tempo nelle zone del centro sud è possibile riscontrare forti escursioni termiche, con sbalzi piuttosto elevati di temperatura tra il giorno e la notte, specialmente in alta quota e meno nei luoghi costieri. La stagione più secca è quella da novembre ad aprile, il momento ideale per organizzare un viaggio in Messico, mentre da maggio a ottobre le condizioni climatiche sono più difficili, a causa delle piogge spesso a carattere torrenziale, situazione che rende meno agevole la visita dei siti archeologici messicani. https://ift.tt/33EQfNA I siti archeologici da visitare in Messico Oltre alle spiagge da cartolina e alle località turistiche, durante un viaggio in Messico è possibile visitare alcuni dei siti archeologici più belli del mondo, molti dei quali Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. Il Paese dispone infatti di circa 200 siti visitabili, luoghi che permettono di scoprire l’antica civiltà precolombiana dei Maya, situati soprattutto all’interno della penisola dello Yucatan e nelle regioni di Chiapas, Campeche e Oaxaca. Ecco quali sono i migliori siti archeologici da non perdere in Messico. Viaggio in Yucatan: sulle tracce dei Maya in Messico Le popolazioni Maya vissero in molte zone dell’America centro-meridionale, soprattutto in Messico nello Yucatan e nel Chiapas, ma anche in Guatemala, Belize, El Salvador e in Honduras. La località messicana con resti precolombiani più famosa e visitata è lo Yucatan, dove trovare alcuni dei siti Maya più belli e suggestivi del Paese. Osservando la cartina del Messico lo Yucatan appare come una penisola situata nella parte orientale, un territorio pianeggiante ricoperto da una fitta foresta tropicale. L’itinerario archeologico tra Yucatan e Chiapas è un percorso classico del Messico dei Maya, un viaggio sicuramente impegnativo ma emozionante, per scoprire siti da vedere come Tulum, Palenque e Mitla, tra paesaggi mozzafiato, storia, arte e meravigliose spiagge esotiche. Chi desidera visitare la regione da solo, affittando una macchina a noleggio, può consultare e scaricare la mappa delle riviera Maya nello Yucatan sul sito web ufficiale dell’Ente Turismo messicano, dove trovare tutte le cartine del Messico e informazioni dettagliate sui siti archeologici. Maya, Messico: alla scoperta di Teotihuacán Teotihuacán è il sito archeologico più famoso e visitato del Messico, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1987, un’area di grande pregio storico localizzata a circa 50 Km da Città del Messico. La zona visse il suo periodo di maggior splendore dal III al VII secolo d.C., quando si affermò con uno dei centri politici e commerciali più importanti della regione. Oggi è possibile visitare i resti delle costruzioni percorrendo il suggestivo cammino della Calzada de los Muertos, salendo in cima alla bellissima Piramide del Sol e ammirando la splendida Piramide della Luna. Siti archeologici in Messico: Chichén Itzá Scendendo da Città del Messico e addentrandosi all’interno della penisola dello Yucatan, nei dintorni di Valladolid si incontra il sito di Chichén Itzá. La visita richiede almeno 3-4 ore, quindi bisogna cercare di arrivare presto, soprattutto se bisogna proseguire il viaggio raggiungendo in seguito un’altra località. Questo complesso Maya ha il suo luogo principale d’interesse nella Piramide di El Castillo, la costruzione principale, inoltre si possono vedere anche le incisioni presenti nel Tempio dei Guerrieri e nel Muro dei Teschi. Messico, i posti più belli dei Maya: Cobá Tra i siti da vedere in Messico c’è la zona archeologica di Cobá, un posto ricco di storia e di fascino ubicato a meno di 50 Km da Tulum. Molto interessante è la meravigliosa Piramide di Nohoch Mul, alta 42 metri e scalabile salendo i ripidi scalini della facciata frontale, per ammirare un emozionante panorama della zona circostante. L’area può essere attraversata a piedi o in bicicletta in circa 2-3 ore, visitando il sito da soli oppure contrattando una guida locale sul posto, per conoscere la storia di Cobá e alcuni particolari inediti. Siti archeologici Maya in Messico: Tulum Una delle località turistiche del Messico più apprezzate, da chi vuole conoscere le rovine della civiltà Maya, è sicuramente Tulum, una zona di grandissima valenza storica situata nella riviera Maya dello Yucatan, localizzata sulla costa meridionale a sud di Cancún. Tulum è un luogo particolarmente affascinante, dove è possibile vedere le testimonianze dei Maya, visitare il centro storico della città e rilassarsi nelle meravigliose spiagge da cartolina della zona, tra cui Playa Xcacel, Playa Pescadores e Playa Paraiso. Il sito di Tulum si trova all’interno dell’omonimo parco nazionale, con i resti delle antiche costruzioni precolombiane che mostrano le vecchie fortificazioni della zona. Si tratta di antichi templi ed edifici che erano destinati alla vita pubblica, molti dei quali si affacciano sul Mar dei Caraibi regalando uno scenario mozzafiato. Tra i posti da vedere assolutamente la fortificazione difensiva di El Castillo, il Tempio di Dios e il suggestivo Tempio degli Affreschi, con decorazioni realizzate in onore del dio Itzamnaaj. Siti archeologici a Tulum – Fonte: 123rf Le rovine Maya di Uxmal, nella penisola dello Yucatan Utilizzando la mappa dello Yucatan per risalire verso nord, a sud di Mérida è possibile trovare le rovine Maya di Uxmal, Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Città fondata nel VI secolo, Uxmal vantava uno dei migliori sistemi viari della regione, che favoriva gli scambi commerciali e i contatti con le popolazioni locali della zona. Oggi è possibile vedere nel sito archeologico la maestosa Piramide dell’Indovino, vero e proprio simbolo di Uxmal, la struttura in stile Puuc del Palazzo del Governatore e l’elegante edificio del Quadrilatero delle Monache, dove si svolgevano le funzioni religiose. Itinerario precolombiano in Messico: Palenque Seguendo la piantina del Messico si arriva fino a Palenque, una zona archeologica di grande pregio nel nord del Chiapas. Si tratta di uno dei siti bellissimi da visitare in Messico, in grado di offrire rovine completamente immerse nel verde della foresta, un paesaggio unico che lascia sempre a bocca aperta, dove non è raro incontrare scimmie urlatrici e altri animali. Molti dei resti sono ben conservati e ancora intatti, custodi di un mondo misterioso, tuttavia la maggior parte delle rovine è stata inghiottita negli anni dalla fitta vegetazione circostante, creando uno scenario davvero incredibile. Siti archeologici da vedere in Messico: Mitla Da vedere in Messico anche il magnifico sito zapoteco di Mitla, situato nella regione di Oaxaca, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 2010. Mitla, il cui nome in lingua azteca significa “luogo dell’oltretomba” o “regno dei morti”, è una della zone meglio conservate del Paese, localizzata ad oltre 1.000 metri d’altitudine sul livello del mare. All’interno sono presenti edifici monumentali, costruiti in base alla disposizione dei punti cardinali, dei quali è possibile visitare i resti dei palazzi del Grupo de las Columnas, le chiese del Grupo de las Iglesias e i centri dediti alle cerimonie del Grupo del Sur. Gli affreschi di Bonampak: viaggio tra Messico e Guatemala Nel sud del Chiapas, vicino al confine tra il Messico e il Guatemala, è presente il sito di Bonampak, famoso per i suoi affreschi precolombiani recentemente restaurati. Punto centrale dell’acropoli è il bellissimo Tempio delle Pitture, suddiviso in tre sale all’interno delle quali si trovano appunto degli splendidi affreschi colorati. Le scene dipinte alle pareti rappresentano battaglie tra le popolazioni locali, festeggiamenti e cerimonie sacre, come i sacrifici eseguiti in onore di re Chaan Muan. Altri siti archeologici da vedere in Messico Come abbiamo accennato all’inizio il Messico dispone di oltre 2.000 siti archeologici, di cui circa 200 sono visitabili. Una grande ricchezza, la quale oltre ai centri più rinomati e grandi comprende una miriade di piccole zone di elevato interesse storico. Tra i siti da vedere in Messico c’è ad esempio Yaxchilán, con i resti di antichi templi incastonati nella foresta, oppure Izamal, uno dei centri Maya di maggiore importanza nel corso del periodo dal VI al XII secolo. Nel centro del Messico è possibile visitare Cholula, un sito famoso per la presenza di una spettacolare piramide con lati che misurano ben 400 metri ciascuno, mentre nell’Estado de México si trova Malinalco, con il tempio monolitico di Chuauhcalli unico nel suo genere. Da non perdere anche una sosta presso la zona archeologica di Ndachijan-Tehuacán, per ammirare il tempio dedicato al dio della fertilità di Xipe Tótec. Anche il nord del Messico mette a disposizione diverse aree di grande interesse storico, per chi desidera conoscere da vicino le civiltà precolombiane, infatti è possibile organizzare una visita al sito archeologico di La Quemada, alla zona di Cerro del Teúl, oppure vedere le bellissime pitture rupestri della Boca de Potrerillos. Quest’ultima è un’area estremamente rilevante, una delle poche in grado di mostrare antiche testimonianze delle popolazioni di cacciatori e raccoglitori delle regione, un complesso che comprende oltre 3.000 rocce dipinte. Come organizzare un viaggio in Messico I siti archeologici in Messico delle popolazioni precolombiane, come Maya e Aztechi, sono disseminati in tutto il Paese richiedendo quindi continui spostamenti per visitarli. Organizzare un viaggio in Messico richiede però una certa preparazione, a mano che non ci si affidi a un tour operator specializzato. Il modo migliore per raggiungere i siti Maya è sicuramente un viaggio on the road in auto, noleggiando un mezzo una volta arrivati a Città del Messico, dopodiché è possibile guidare con la patente italiana o internazionale senza problemi. In alternativa ci si può muovere in pullman, utilizzando gli autobus locali per andare da una località all’altra, mettendo in conto tempistiche più lunghe. Per evitare qualsiasi problema è utile sottoscrivere un’assicurazione sanitaria privata, infatti in Messico non vengono offerti servizi pubblici, inoltre bisogna proteggersi dalla punture delle zanzare, verificando la necessità di fare qualche vaccino in base alla regione da visitare. Non esiste un periodo migliore per andare in Messico, poiché il clima è generalmente mite e caldo tutto l’anno. Allo stesso tempo nelle zone del centro sud è possibile riscontrare forti escursioni termiche, con sbalzi piuttosto elevati di temperatura tra il giorno e la notte, specialmente in alta quota e meno nei luoghi costieri. La stagione più secca è quella da novembre ad aprile, il momento ideale per organizzare un viaggio in Messico, mentre da maggio a ottobre le condizioni climatiche sono più difficili, a causa delle piogge spesso a carattere torrenziale, situazione che rende meno agevole la visita dei siti archeologici messicani. Durante un viaggio in Messico, oltre alle spiagge caraibiche, ci sono numerosi siti archeologici Maya da visitare: dalla famosa Chichén Itza a Merida.
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